lunedì 12 aprile 2021

Distorsioni cognitive: un piccolo glossario di quelle più comuni

 

Distorsioni cognitive:

Un piccolo glossario di quelle più comuni



Il funzionamento della mente umana è un campo ancora in gran parte oggetto di studi e ricerche. Questo genere di conoscenza può tornare utile in tutti i i generi di attività, nella vita privata come in quella lavorativa.

La psicologia sociale ha rilevato quelle che potremmo definire delle "trappole mentali" tra i numerosi fenomeni cognitivi. Queste, nell'odierna società dell'informazione digitale, vengono inoltre amplificate. Tutti i giorni innumerevoli utenti usano il web per i più disparati scopi e spesso l'intero processo di acquisizione d'informazioni avviene utilizzando Internet come canale privilegiato.

Qui sono raccolte alcune informazioni basilari sui fenomeni che più comunemente influiscono durante questo processo. Meglio tener presente, però, che questi non hanno origine nel mondo virtuale e che dunque è buona pratica prestarvi attenzione sempre.

Questo testo nasce dalla convinzione che il primo passo per affrontare un problema sia quello d'esser consci della sua esistenza. I dati qui raccolti  non possono sostituire uno studio su testi autorevoli. Dunque, questo elaborato è inteso unicamente come punto di partenza, nella speranza di suscitare abbastanza interesse da spingere il lettore ad un approfondimento.

Metodo usato: nel processo di compilazione del testo è stato preferito ricorrere a fonti facilmente reperibili sul web. Sono presenti quelle da cui sono state tratte le definizioni, così come ulteriori link per muovere i primi passi nella ricerca che, si spera, seguirà. Tutto il materiale in inglese è stato tradotto in maniera letterale ove possibile, oppure rielaborato al fine di facilitare la lettura.

 


Camera dell’eco

Angela Bahn.


Dalla definizione estratta dal dizionario Treccani: “echo-chamber” Nella società contemporanea dei mezzi di comunicazione di massa, caratterizzata da forte interattività, situazione in cui informazioni, idee o credenze più o meno veritiere vengono amplificate da una ripetitiva trasmissione e ritrasmissione all'interno di un ambito omogeneo e chiuso, in cui visioni e interpretazioni divergenti finiscono per non trovare più considerazione.

Di seguito invece una definizione in lingua inglese: Una camera dell’eco è un ambiente dove una persona s’imbatte unicamente in informazioni oppure opinioni che riflettono e rinforzano le proprie.

Le camere dell’eco possono creare disinformazione e distorcere la prospettiva di un soggetto, così che si abbia difficoltà nel considerare punti di vista opposti e a discutere argomenti complessi. Sono alimentate in parte dal bias di conferma […]. Le camere dell’eco possono avvenire ovunque si scambino informazione, sia online che nella vita reale. Ma su Internet, quasi tutti possono trovare rapidamente, tramite i social media, persone e prospettive che la pensino allo stesso modo, oltre che innumerevoli nuove fonti. Ciò ha reso le camere dell’eco ben più numerose e in cui è più facile cadere. Le camere dell’eco possono inoltre essere difficili da riconoscere, soprattutto se già ci si trova in una di esse.

Se ti sei mai domandato se un gruppo sociale, oppure sito web, possa essere una camera dell’eco, fermati a riflettere su alcune domande:

    • Si tende a dare una sola prospettiva circa un problema?
    • Quel punto di vista è supportato principalmente tramite dicerie o prove incomplete?
    • I fatti vengono ignorati ogni volta che vanno contro tale punto di vista?

Se la risposta a una o più di questi quesiti è affermativa, potresti essere incappato in una camera dell’eco.

Ulteriori informazioni sulle echo chamber sono reperibili anche in questo splendido articolo dell’Indipendent.

Si segnala, inoltre, anche queste slide provenienti dall’Università di Roma e che sintetizzano il testo “Le teorie della comunicazione di massa e la sfida digitale” a cura di S. Bentivegna e G. Boccia Artieri, qui il link alla parte prima e alla parte seconda.

 

Bias di conferma

 Peter Wason, 1960. 




Una rapida ricerca su Wikipedia fornirà la seguente definizione:

È un processo mentale che consiste nel ricercare, selezionare e interpretare informazioni in modo da porre maggiore attenzione, e quindi attribuire maggiore credibilità a quelle che confermano le proprie convinzioni o ipotesi, e viceversa, ignorare o sminuire informazioni che le contraddicono. Il fenomeno è più marcato nel contesto di argomenti che suscitano forti emozioni o che vanno a toccare credenze profondamente radicate.

Spiegazioni per questo bias includono il pensiero illusorio e la limitata capacità umana di gestire informazioni. Un'altra spiegazione è che le persone sopravvalutano le conseguenze dello sbagliarsi invece di esaminare i fatti in maniera neutrale, scientifica.

L’enciclopedia Britannica invece fornisce quanto segue:

Il bias di conferma è la tendenza a processare le informazioni cercando, o interpretando, informazioni coerenti con le credenze già esistenti. Questo approccio parziale al processo decisionale è in gran parte involontario e spesso si traduce nell'ignorare informazioni incoerenti. Le convinzioni esistenti possono includere le proprie aspettative circa una data situazione e previsioni su un particolare risultato. È particolarmente probabile che le persone elaborino le informazioni per supportare le proprie convinzioni quando la questione è molto importante o a loro pertinente.

Questo fenomeno viene ampiamente sfruttato anche nell’ambito del marketing.

Wason ha anche elaborato un test, noto comeTest delle quattro carte”, per verificare la propria predisposizione alla ricerca di conferme piuttosto che all’uso del pensiero scientifico: Questo link, anch’esso una raccolta di slide esposte durante un corso universitario, oltre ad offrire la possibilità di eseguire il test delle quattro carte offre un’ampia lista di altri bias cognitivi, che si invita caldamente a visionare.


Groupthink

Irving L. Janis, Victims of Groupthink. A Psychological Study of Foreign-Policy Decisions and Fiascoes, 1972.




Seconda la definizione offerta da Wikipedia: è il termine con cui, nella letteratura scientifica, si indica una patologia del sistema di pensiero esibito dai membri di un gruppo sociale quando questi cercano di minimizzare i conflitti e raggiungere il consenso senza un adeguato ricorso alla messa a punto, analisi e valutazione critica delle idee. Creatività individuale, originalità, autonomia di pensiero, vengono tutti sacrificati in cambio al perseguimento dei valori di coesione del gruppo; allo stesso modo, sono smarriti quei vantaggi derivanti da un ragionevole bilanciamento di scelte e opinioni diverse o contrapposte, vantaggi che possono di norma essere ottenuti agendo come gruppo nel prendere decisioni.

Il fenomeno del groupthink attecchisce in quei contesti sociali in cui i membri di un determinato gruppo evitano di promuovere punti di vista che vadano al di fuori di quella zona confortevole delimitata dal pensiero consensuale.

Lo psicologo sociale Clark McCauley ha proposto la considerazione di tre condizioni ritenute in grado di causare il groupthink:

    • Modello di leadership direttiva.
    • Omogeneità dei background sociali e dell'habitus ideologico dei singoli membri
    • Isolamento del gruppo da fonti esterne di informazione e di analisi.

Secondo Irving Janis, i gruppi coinvolti in processi decisionali non sono tutti necessariamente destinati a essere affetti dal groupthink. Janis ritenne di aver individuato sei modi per prevenirlo:

1.   I leader dovrebbero assegnare a ciascun membro il ruolo di “valutatore critico”. Questo permette a ognuno di esprimere liberamente obiezioni e dubbi.

2.    I più alti in grado non dovrebbero esprimere un'opinione quando assegnano un compito a un gruppo.

3.  L'organizzazione dovrebbe creare molti gruppi indipendenti, a lavorare sullo stesso problema.

4.     Devono essere prese in considerazione tutte le effettive alternative

5.     Ogni membro dovrebbe discutere delle idee del gruppo con persone di fiducia al di fuori del gruppo.

6.    Il gruppo dovrebbe invitare esperti esterni a prendere parte agli incontri. Ai membri del gruppo dovrebbe essere consentito di discutere e porre domande agli esperti esterni.

7.  Almeno a un membro del gruppo dovrebbe essere assegnato il ruolo di avvocato del diavolo. Questa scelta dovrebbe cadere su una persona diversa in ciascun incontro.

Seguendo queste raccomandazioni, il groupthink, secondo il modello proposto da Janis, può comunque essere evitato.

Nella definizione offerta dall’encilopedia Britannica: modalità di pensiero in cui gli individui membri di un piccolo e coeso gruppo tendono ad accetta un punto di vista o una conclusione che rappresenta un percepito consenso di gruppo, indipendentemente dal fatto che i membri del gruppo lo ritengano valido, corretto oppure ottimale. Il pensiero di gruppo riduce l’efficienza del problem solving collettivo in tali gruppi.
La teoria del pensiero di gruppo è stata sviluppata per la prima volta dallo psicologo sociale Irving Janis nel suo classico studio del 1972, Victims of Groupthink: A Psychological Study of Foreign-Policy Decisions and Fiascoes, che si concentrava sul meccanismo psicologico alla base delle decisioni di politica estera come l'attentato a Pearl Harbor. , la guerra del Vietnam e l'invasione della Baia dei Porci.
Il tentativo di Janis di determinare il motivo per cui gruppi composti da individui altamente intelligenti spesso prendevano decisioni sbagliate ha rinnovato l'interesse per lo studio di come i comportamenti di gruppo, i pregiudizi e le pressioni influenzano il processo decisionale di gruppo. Il pensiero di gruppo è diventato una teoria ampiamente accettata, in particolare nei campi della psicologia sociale, analisi della politica estera, teoria organizzativa, scienze del processo decisionale di gruppo e gestione. In quanto tale, il concetto è stato ripreso per aiutare a spiegare l'interpretazione delle informazioni di intelligence riguardanti le armi di distruzione di massa prima della guerra in Iraq (2003-11).
Le proposte per prevenire il pensiero di gruppo hanno incluso l'introduzione di più canali per il dissenso nel processo decisionale e meccanismi per preservare l'apertura e l'eterogeneità di un dato gruppo e si sono concentrate sul tipo specifico di leadership richiesto per prevenire il pensiero di gruppo.
Le critiche hanno sottolineato che i processi decisionali non sempre determinano i risultati finali. Non tutte le decisioni sbagliate sono necessariamente il risultato del pensiero di gruppo, né tutti i casi di pensiero di gruppo si risolvono in un fallimento. In determinati contesti, il pensiero di gruppo può anche aumentare positivamente la fiducia dei membri e accelerare i processi decisionali.

 

Bias di desiderabilità sociale

Allen L. Edwards, The relationship between the judged desirability of a trait and the probability that the trait will be endorsed. 1953.

Secondo la definizione offerta da Wikipedia: nelle scienze psicosociali, il fattore desiderabilità sociale viene definito come quell'effetto di disturbo che entra in gioco in una ricerca/studio quando il soggetto, che risponde a un'intervista o a un questionario, ha la possibilità di dare risposte che possono essere considerate socialmente più accettabili rispetto ad altre: questo fa sì che le persone cerchino di comportarsi in modo idealistico, ossia tendano a sembrare più "normali" possibile, nel senso di maggiormente "adeguate alla norma".

Paulhus Delroy creò nel 1998 una scala psicometrica per la misurazione dell'accuratezza/veridicità o falsità/distorsione con cui un soggetto risponde tendenzialmente (anche in modo inconscio) alle domande di un assessment o di un reattivo psicodiagnostico.

Il test è designato alla somministrazione congiunta con uno strumento principale (test o intervista) che ha il compito di misurare il reale oggetto della ricerca/indagine (variabile dipendente).
La scala, il cui nome è Paulhus Deception Scales (PDS) ovvero Scala di Falsità, deriva da un precedente inventario deputato alla misurazione delle risposte considerate socialmente più accettabili e maggiormente desiderabili: il Balanced Inventory of Desirable Responding (BIDR).
Il PDS, costituito da un questionario self-report di 40 item, validato e standardizzato, valuta due ambiti: l'area definita come "self-deception" ossia la dimensione del processo inconscio che induce a fornire risposte distorte e l'area denominata "other-deception" in cui le risposte sono consapevolmente ed intenzionalmente falsificate per offrire una migliore immagine di sé.
Uno studio condotto in Italia, per valutare le proprietà psicometriche di una versione del PDS (tradotto in italiano e ridotto a 28 item) ha rilevato una buona coerenza interna della scala.

Dissonanza cognitiva

Leon Festinger, Theory of cognitive dissonance,1957.

Wikipedia offre la seguente definizione: la situazione di complessa elaborazione cognitiva in cui credenze, nozioni, opinioni esplicitate contemporaneamente nel soggetto in relazione ad un tema si trovano in contrasto funzionale tra loro; esempi ne sono la "dissonanza per incoerenza logica", la dissonanza con le tendenze del comportamento passato, la dissonanza relativa all'ambiente con cui l'individuo si trova a interagire (dissonanza per costumi culturali).

Un individuo che attivi idee, o comportamenti, tra loro coerenti, si trova in una situazione emotiva soddisfacente (consonanza cognitiva); al contrario, si verrà a trovare in difficoltà discriminatoria ed elaborativa se le due rappresentazioni sono tra loro contrapposte o divergenti. Questa incoerenza è quella che produce, appunto, una dissonanza cognitiva, che l'individuo cerca automaticamente di eliminare o ridurre a causa del marcato disagio psicologico che essa comporta (ad esempio riduzione dell'autostima); questo può portare all'attivazione di vari processi elaborativi, che permettono di compensare la dissonanza (e ripristinare l'autostima).

Un esempio di dissonanza cognitiva è rappresentato nel celebre racconto La volpe e l'uva, tratto dalle Favole di Esopo, in cui la dissonanza fra il desiderio dell'uva e l'incapacità di arrivarvi conduce la volpe a elaborare la conclusione che "l'uva è acerba".

Inoltre, l’enciclopedia Treccani ci informa che: Festinger predispone delle ingegnose quanto rigorosamente controllate situazioni in maniera da condurre delle verifiche sperimentali della teoria. Tra le più interessanti ricordiamo le situazioni di decisione e di scelta e le situazioni di accordo forzato, quando cioè una persona è indotta a comportarsi in maniera contraria ai propri atteggiamenti e convincimenti.

Ulteriori approfondimenti possono essere svolti a partire sia da queste slide provenienti dall’Università del Salento sia in queste provenienti dal dipartimento di scienze politiche dell’Università della Calabria.

 

Effetto Dunning-Kruger

David Dunning e Justin Kruger, Unskilled and Unaware of It: How Difficulties in Recognizing One’s Own Incompetence Lead to Inflated Self-Assessment, 1999.



La definizione fornita da Wikipedia a riguardo è: l'effetto Dunning-Kruger è una distorsione cognitiva a causa della quale individui poco esperti in un campo tendono a sopravvalutare le proprie abilità auto valutandosi esperti a torto, mentre al contrario persone davvero competenti hanno la tendenza a sottostimare la propria reale competenza.
Alcuni aneddoti particolarmente interessanti ed esplicativi circa questo fenomeno sono trattati in questo breve testo a cura di FidalCampania.
Si tratta di un fenomeno tanto noto da essere ormai entrato anche nella cultura pop, dunque non è affatto difficile reperire materiale a riguardo sul web.
Ad esempio, si segnalano questo ottimo articolo del The Vision, così come questo proveniente dal Corriere della Sera.