venerdì 29 maggio 2015

Diritto d'autore: tutela o censura?

Il copyright è un concetto diverso rispetto al diritto d’autore dal momento che il primo indica il diritto di copiare e usare un contenuto, il secondo nasce con l’intento di tutelare la proprietà intellettuale garantendo un compenso all’autore. Spesso, però, i due termini sono usati come sinonimi: è il caso del testo dei due esperti olandesi di cultura ed economia Joost Smiers e Marieke van Schijndel dal titolo “La fine del copyright. Come creare un mercato culturale aperto a tutti”.




 La domanda che i due autori si pongono è: il...

IL DIRITTO D'AUTORE è UNO STRUMENTO DI CENSURA?



Smiers e van Schijndel, partendo dalla critica del sistema attuale di copyright si pongono l’ambizioso obiettivo di indicare una strategia di cambiamento che consenta una distribuzione e una fruizione più democratica dei contenuti culturali, un faire use, articolata in quattro punti:

mercoledì 27 maggio 2015

Il ritmo della vita sta accelerando? - Pressed for Time cap. 1

di Marta Formato

Com'è cambiata la percezione del tempo nella società contemporanea e come questa influisce nelle nostre vite?

Giorgio De Chirico, L'enigma dell'ora, 1911
Sono alcuni dei quesiti che la sociologa australiana Judy Wajcman si pone all'interno del libro Pressed of time. The acceleration of life in digital capitalism (2015). Attraverso un approccio multidisciplinare, l'autrice offre una visione sulle relazioni tra l'uomo e le tecnologie che, secondo la convizione più diffusa, accellerano la percezione temporale della società contemporanea.

La sua riflessione parte dopo un viaggio in Papua Nuova Guinea che le ha permesso di prendere le distanze dalle convenzioni temporali della nostra società e di realizzare come altre culture organizzino le attività quotidiane secondo una percezione temporale differente. Da qui la Wajcman sottolinea come esistano diversi modi di pensare il tempo, a seconda del tipo di cultura, del gruppo sociale e del genere.

Lavorare con connettività costante - Pressed for Time cap 4

Di Mary J Auriemma
Judy Wajcman, nel capitolo IV di “Pressed for time”, analizza come nel XXI secolo le tecnologie dell’informazione e della comunicazione abbiano influenzato l’esperienza di lavoro.
Le ITC hanno modificato i vincoli di spazio e tempo dando la possibilità di lavorare ovunque e in qualsiasi momento. I dispositivi digitali alleviano la pressione del tempo, anche se il lavoro è eseguito nel tempo ed è considerato un atto temporale poiché si basa sullo scambio di retribuzione per la capacità di lavorare in un periodo di tempo specificato. Eppure, nel caso delle attività lavorative più complesse risulta difficile misurare il lavoro in termini di durata o quantità di tempo.
Facendo un piccolo passo indietro è facilmente deducibile l’importanza dell’orologio nel disciplinare il lavoro e aumentare la produttività nell’ambito dell’impresa, ad esempio quella manifatturiera, come ci fa notare l’autrice. La catena di montaggio di H. Ford è stata l’espediente tecnologico per intensificare il ritmo di lavoro e aumentare la produzione.
   
Ma dietro ogni tecnologia che colpisce le relazioni sociali, citando David Noble, esistono le stesse relazioni sociali. Le tecnologie di produzione sono il riflesso dei rapporti sociali di produzione. Difatti le infrastrutture tecnologiche e i differenti ma specifici dispositivi creano le condizioni, più o meno favorevoli, per l’autonomia del lavoro, il controllo sullo sforzo e i suoi parametri. L'evoluzione tecnologica sta però riguardando sempre più anche la sfera del quotidiano, le pratiche della socialità e della riproduzione sociale. Il telefono cellulare, il personal computer, l’email, messaggi di testo, il web sono utilizzati da vari utenti modificando non solo i ritmi di lavoro ma anche pratiche sociali, convenzioni esistenti, norme ed obiettivi nelle istituzioni sociali.

Tempo di parlare. L'intimità attraverso la tecnologia - Pressed for Time cap. 6

di D.T. Marra
Articolo basato sul capitolo sesto (Time to talk. Intimacy through technology) di Pressed for time: the acceleration of life in digital capitalism di Judy Wajcman.


Una delle grandi problematiche e preoccupazioni che ha caratterizzato e caratterizza ancora i dibattiti legati alle nuove tecnologie riguarda l’estensione del tempo di lavoro a causa della connettività ubiqua. La paura è che, essendo possibile restare connessi in qualunque luogo, il tempo privato possa essere invaso dallo spazio lavorativo.
In questo capitolo, Judy Wajcman analizza come e in che modo le information and communication technologies coinvolgano i nostri affetti e relazioni, prestando particolare attenzione alla distinzione tra spazi lavorativi e privati. Contrariamente al mito di tendenza per il quale la connettività è associabile alla fine del privato, la Wajcman sostiene che le ICT non estendono e colonizzano tutto il tempo fuori dallo spazio di lavoro. Nella sua visione le ICT possono aiutare a controllare il tempo, preservarlo ed usarlo. Inoltre, se prima lo spazio non permetteva intimità durante i periodi di lontananza, per la Wajcman adesso le ICT ci aiutano a combinare l’intimità con la distanza spaziale in modi prima inimmaginabili.

Scoprendo il tempo nell'era digitale - Pressed For Time cap.7

di Raffaella Lopez

Il concetto di tempo è sempre stato un argomento presente, all'interno dei diversi studi. La Wajcman ci vuol far riflettere, come la pressione culturale del tempo viene recepita dagli individui nell'età digitale.

Judy Wajcman insegna sociologia alla London School of Economics and Political Science. Nel suo
 recente saggio Pressed for Time. The Acceleration of Life in Digital Capitalism, uscito nel 2015 e non ancora tradotto in italiano, interviene nel dibattito accademico sui cambiamenti della vita sociale, correlati all’avvento delle nuove tecnologie (ICT); in particolare, in merito alla percezione del tempo nel mondo contemporaneo.

Il settimo capitolo, che qui riassumiamo e commentiamo, inizia con un pensiero di Barbara Adam, dell’università di Cardiff: abbiamo bisogno di dis-alienare il tempo e legarlo ai nostri bisogni.

Il paradosso della pressione temporale - Pressed for Time cap. 3

di Daniela Sparano

La pressione culturale del tempo si ripercuote sulla vita degli individui postmoderni ed in particolare su quella delle donne, sempre più soggette ad aspettative imperanti e vittime di una società che impone modelli di vita disgregati e pressanti.
The University of Chicago Press, 2015


Judy Wajcman  insegna sociologia alla London School of Economics and Political Science. Il suo ultimo saggio è: Pressed for Time. The Acceleration of Life in Digital Capitalism.

Il concetto di tempo è stato al centro di disparate analisi sociologiche, ma la prima ad evidenziarne il paradosso, insito all'interno attingendo ad un'analisi accurata del quotidiano, è stata Judy Wajcman. La percezione che gli individui, soprattutto, nell'era postmoderna, hanno del tempo è legata a diversi fattori: economici, sociali e di genere.

I fattori economici riguardano le possibilità finanziarie che ogni soggetto possiede, come riprende Veblen nella sua teoria della classe agiata, maggiori sono le proprie potenzialità economiche e più alto è lo status sociale di un individuo, o di una famiglia, maggiore sarà il quantitativo di tempo che questi hanno a disposizione, ma la percezione del tempo non è legata soltanto allo status economico e sociale, ma innanzitutto al genere.

martedì 26 maggio 2015

Il tempo del lavoro domestico - Pressed for time cap. V

di Lucia Orlando

Qual è il rapporto tra la tecnologia domestica e il tempo che le famiglie destinano al lavoro domestico? La Wajcman, per rispondere, mette in evidenza gli effetti che la rivoluzione industriale hanno avuto in casa, permettendo alle donne di poter lavorare.

L’argomento rimanda ovviamente alla questione di genere. Nel '900 fordista i ruoli di uomini e donne erano ben definiti: gli uomini lavoravano e le donne si occupavano della casa e della cura della famiglia. Parsons e Bales sostengono infatti che la funzione femminile di moglie-madre viene appresa durante la socializzazione primaria dei bambini e si stabilizza con la personalità adulta.

Ruth Schwartz Cowan sostiene che con l’avvento delle tecnologie domestiche, la famiglia è passata da essere una unità di produzione a una unità di consumo, in cui i processi sono molto complessi ed eterogenei. Cowan spiega che il fallimento della "rivoluzione industriale in casa", per eliminare le attività domestiche, è avvenuto in quanto la meccanizzazione ha dato luogo a tutta una serie di nuovi compiti, i quali, anche se non fisicamente impegnativi, richiedevano comunque gli stessi tempi. Inoltre, anche se la tecnologia domestica ha fatto aumentare la produttività del lavoro domestico, è stata accompagnata da crescenti aspettative del ruolo della casalinga, che ha generato più lavoro per le donne. Infine, la meccanizzazione ha avuto solo un effetto limitato sui lavori di casa, perché nel contesto della privatizzazione ognuno gestisce i propri lavori secondo i propri tempi e le proprie necessità.