La pressione culturale del tempo si ripercuote sulla vita degli individui postmoderni ed in particolare su quella delle donne, sempre più soggette ad aspettative imperanti e vittime di una società che impone modelli di vita disgregati e pressanti.
The University of Chicago Press, 2015
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Judy Wajcman insegna sociologia alla London School of Economics and Political Science. Il suo ultimo saggio è: Pressed for Time. The Acceleration of Life in Digital Capitalism.
Il concetto di tempo è stato al centro di disparate analisi sociologiche, ma la prima ad evidenziarne il paradosso, insito all'interno attingendo ad un'analisi accurata del quotidiano, è stata Judy Wajcman. La percezione che gli individui, soprattutto, nell'era postmoderna, hanno del tempo è legata a diversi fattori: economici, sociali e di genere.
I fattori economici riguardano le possibilità finanziarie che ogni soggetto possiede, come riprende Veblen nella sua teoria della classe agiata, maggiori sono le proprie potenzialità economiche e più alto è lo status sociale di un individuo, o di una famiglia, maggiore sarà il quantitativo di tempo che questi hanno a disposizione, ma la percezione del tempo non è legata soltanto allo status economico e sociale, ma innanzitutto al genere.
Judy Wajcman, all'interno del suo lavoro Pressed for time: The Acceleration of Life in Digital Capitalism, evidenzia, in più occasioni, come il genere e, quindi, le aspettative sociali legate allo stesso, determinino la percezione
Honoré Daumier, Il vagone di terza classe |
Il tempo diventa uno dei fattori che caratterizza l’onore degli individui, deve essere ottimizzato e diversificato nelle attività, altrimenti risulta inutile e vuoto.
La concezione culturale del tempo, come una risorsa scarsa, si riversa, soprattutto, su coloro che sono immersi nella frammentazione del lavoro, questi lavoratori precari non riescono a far fruttare il proprio tempo, questo li conduce verso dinamiche depressive, come affermato da Codeluppi nella sua analisi dedicata al biocapitalismo, o da Sennett all'interno del suo lavoro incentrato sulle ripercussioni della flessibilità sulle identità dei singoli. Le maggiori aspettative e il paradosso della pressione temporale, creati nell'era postmoderna, spingono i soggetti verso uno stato perenne di ansia e nevrosi.
Il tempo, quindi, risulta cruciale per definire la libertà di un individuo ed il modo in cui lo stesso ne usufruisce determina lo status, riprendendo l’idea dell’Autrice, molto caratterizzante, il tempo libero si divide in: tempo di svago puro e tempo dedicato ad altre attività, coloro che trascorrono il proprio tempo libero dedicandosi ad altre attività legate, in modo principale, ai lavori di cura e domestici sono le donne.
La percezione che hanno le famiglie del tempo, non dipende solo dal genere o dallo status socieconomico, ma risulta connesso a tre meccanismi, che ne delineano la complessità e la multidimensionalità:
- il primo è determinato dalla società, la quale crea un'accelerazione culturale, quindi socialmente costruita del tempo. La definizione di tempo si è sempre accostata al concetto di occupazione, bisogna eliminare i tempi morti tayloristi per massimizzare il tempo, questo per aderire a quella logica di accelerazione culturale tipica della fluidità della postmodernità. Come affermato da Bauman, infatti, la società vivrebbe in una zona liminale dove i sentimenti imperanti sono quelli della paura e dell’incertezza, determinati dalla liquefazione della società nel tempo ed il crollo delle certezze della modernità, causate dalla deregolamentazione dei rapporti sociali, la globalizzazione e l’apertura dei mercati, con conseguente delocalizzazione dei settori della produzione nei paesi del, così definito, secondo blocco, ed infine l’avvento delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), che hanno agevolato la diffusione del sapere condiviso, diventando, al contempo, anche strumento di controllo. L’Autrice, invece, ha una visione del contesto socioculturale meno apocalittica, a differenza di Bauman, e legata al quotidiano, al quale attinge per esplicare le sue teorie sul paradosso della pressione fittizia del tempo.
Delocalizzazione arma a doppio taglio. |
Albino Lucatello- Mondine al lavoro |
- il secondo meccanismo, ovvero la disorganizzazione del tempo, è la conseguenza dalla flessibilità del lavoro e dall'aumento delle responsabilità per chi ricopre una carica elevata. Le contrattazioni insite nelle nuove tipologie di contrattazione incidono, fortemente, sulla possibilità da parte delle famiglie di organizzare il proprio tempo libero, non riuscendo a conciliarlo con il tempo di lavoro; la medesima disorganizzazione è presente anche nei ruoli sociali più elevati, a maggior grado di responsabilità, in cui il carico di lavoro sempre più elevato si riversa sul tempo libero, riducendolo ai minimi termini.
La Wajcman riesce a mettere in evidenza queste dinamiche sottolineando come il tempo sia una risorsa che caratterizza la libertà e l’autonomia di un individuo, il consumo durante il tempo libero è strettamente legato alle possibilità economiche, anche se le tecnologie digitali (ICT) hanno permesso una diffusione più eterogenea di quelli che sono i contenuti culturali.
Uno dei temi portanti delle teorie della Wajcman è il ruolo delle donne nel nuovo contesto spazio-temporale in cui la società è immersa. La figura femminile si è vista caricata di aspettative, colpevole, secondo le convenzioni sociali, di trascorrere meno tempo all'interno della famiglia, rispetto al passato, e gli stereotipi culturali, legati all'identità di genere, creano maggiore pressione sulla figura della madre lavoratrice, generando forti squilibri tra i due sessi.
L’Autrice attraverso l’analisi del tempo e la ripercussione che lo stesso ha sulle famiglie evidenzia come il problema non sia la mancanza di tempo, ma la qualità del tempo fruito, e le tecnologie digitali svolgono, in questo contesto, un ruolo fondamentale, ridimensionando l’organizzazione sociale e il tempo delle famiglie e soprattutto delle donne.
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