martedì 24 aprile 2012

L'Economist è su Tumblr, e tu?


Se la parola “blog” è sempre meno ricercata cresce, su Google, la tendenza a cercare lo spazio Tumblr di tutti. Perché? Forse perché i blog ormai fanno parte della Rete, la incarnano perfettamente. La maggior parte dei siti Web ha al suo interno un blog: sia esso corporate oppure personale,  è spesso già previsto uno spazio in cui poter descrivere la propria attività, aziendale o quotidiana. Non abbiamo bisogno di cercarlo, c'è già. Non tutti però hanno un profilo Tumblr:  oltre 40 milioni i tumblelog aperti, numeri irrisori se pensiamo a Wordpress oppure Blogspot, ma la tendenza sta cambiando e Tumblr si sta affermando come nuova piattaforma per gli user generated content.

La forte componente multimediale e l'immediatezza sono al centro del tumblelog, neologismo coniato dallo scrittore e programmatore "why the lucky stiff" per indicare post con foto o video accompagnati da un breve testo. David Karp (ideatore di Tumblr) ha colto questa tendenza redendo il suo web service una delle più trafficate piattaforme per la creazione di contenuti. Tumblr, però, non è soltanto un luogo dove aggiornare il proprio diario virtuale, l'agente principale di diffusione è stato il modello di social networking: la possibilità di poter ripubblicare automaticamente i post degli altri e di seguire gli altri utenti iscritti, oltre all'inserimento di commenti e "mi piace" hanno reso questo social-blog uno dei più visualizzati, arrivando nel settembre del 2011 a 18 miliardi di visualizzazioni mensili.

D'altronde non sono solo gli utenti ad aumentare il traffico e i contenuti di Tumblr, molti sono i brand che hanno un proprio spazio per mostrare foto, video e citazioni. Tra questi anche molti quotidiani e riviste tra cui l'Economist.

L'Economist, che si auto-descrive la miglior risorsa per l'analisi delle news mondiali, ha un proprio profilo su Tumblr in cui sono raccolte le copertine di ogni numero, le migliori citazioni e frasi provocatorie, le vignette e alcuni dei pezzi migliori tratti dal cartaceo e dall'online.
Essere in Rete ed essere social è fondamentale, sia per avere visite che per avere un'ottima reputazione e dunque anche l'Economist, che ha una forte reputazione a prescindere dal Web 2.0, per non lederla deve tenersi al passo con i tempi.

Poche parole e molta multimedialità, queste le fondamenta del tumblelog dell'Economist, in perfetta sintonia con la filosofia del Web service creato da David Karp. Un layout pulito e chiaro che riprende quello del portale della rivista online, non stanca e presenta subito tutto ciò che offre: immagini e video da approfondire tramite collegamenti al sito principale. Gli autori dell'Economist non hanno bisogno di altro spazio per scrivere, ma di spazi per dire “ehi, ci siamo anche noi” e lo fanno davvero bene.