venerdì 20 giugno 2014

Il fai-da-te nell'era digitale

Chi non si è mai armato di cacciavite, chiave inglese e soprattutto tanta pazienza per cercare di aggiustare qualcosa di rotto, per capire come funzionano le cose che ci circondano o anche per realizzare qualcosa in proprio?
Il fai-da-te ha sempre costituito la soluzione alternativa, spesso più economica ma non per questo meno valida, a quelle offerte dal mercato. Nell'era digitale, l'incontro tra la cultura del do-it-yourself (DIY) e quella collaborativa e partecipativa del web, ha dato vita secondo Chris Anderson ad una vera e propria rivoluzione industriale nella produzione dei beni materiali. Alla base di tale prospettiva  rivoluzionaria vi sono alcuni strumenti tecnologici - stampanti 3D e scanner 3D - ed alcuni trend nati in rete - la cultura open source e il crowdfunding - che permettono a chiunque di produrre e distribuire un oggetto fisico a costi ridotti.

Nel suo libro "Makers. Il ritorno dei produttori. Per una nuova rivoluzione industriale.", Anderson evidenzia come il web abbia democratizzato gli strumenti di produzione rispetto all'economia capitalistica classica, sovvertendo il paradigma marxista basato sul possesso del capitalista dei mezzi di produzione, in quanto oggi tutti possono trasformare un'idea in prodotto fisico ed in questo modo essere proprietari di una "fabbrica personale". Il soggetto protagonista di questa rivoluzione è il Movimento dei Makers, nato di fatto nel 2005 con il lancio della rivista Make pubblicata da Tim O'Reilly. Questa community di appassionati del fai-da-te, secondo Anderson è caratterizzata da:

giovedì 19 giugno 2014

La nuova frontiera della produzione e vendita online. Il DIY dal movimento dei makers ai social commerce.


"Una nuova rivoluzione industriale è alle porte.[...]  la cultura digitale sta per trasformare il mondo degli atomi, degli oggetti fisici. [...] La conseguenza per il futuro: tante piccole fabbriche personali e un movimento inarrestabile di “artigiani digitali” che soppianterà la produzione di massa."
Chris Anderson, giornalista ed esperto di nuove tecnologie, ci descrive lo scenario di una nuova rivoluzione industriale che vede protagonisti i makers: chiunque abbia un interesse o una predisposizione particolare più diventarne il produttore e attraverso un procedimento di tipo bottom-up e collaborativo, dove chiunque può ambire a diventare imprenditore di successo.

Makers. Il ritorno dei produttori (2013) muove sull'idea che il web abbia reso democratici sia gli strumenti dell'invenzione, sia quelli della produzione dando vita a il Movimento dei Makers che stanno industrializzando lo spirito del DIY e lo rendono disponibile ad una pluralità di soggetti attraverso le nuove modalità di condivisione online, in questo modo i progetti sviluppati e condivisi online diventano ispirazione per altri e opportunità di collaborazione. I progetti condivisi diventano di gruppo  e possono dare origine a prodotti, movimenti e persino settori economici.
La trasformazione digitale nel modo di produrre beni materiali, oltre ad operare un processo di democratizzazione e amplificazione di una manifattura più efficiente, crea un movimento in cui manifattura personale e digitale si combinano tra loro dando vita ad una nuova era industriale, che Anderson definisce come la "Terza Rivoluzione Industriale". La manifattura di nuovi prodotti non è più dominio di pochi, ma opportunità per molti.

I MOOC's e Coursera: le nuove frontiere dell'apprendimento

Quando abbiamo parlato delle dinamiche collaborative che si instaurano sulla Rete, abbiano anche accennato ai MOOC's (Massive On line Open Courses). Cosa sono i Moocs e perché hanno tanta fortuna?

I MOOC's nascono come una evoluzione delle tradizionali tecnologie di e- learning,  che prevedono la pubblicazione di materiali on-line, come video o testi, utili come supporti per uno studio a distanza. In particolare, essi prendono vita dal tentativo di migliorare gli OpenCorseware, un servizio di lezioni offerto tramite Internet dalle Università ai loro studenti.
Cioè che differenzia i MOOC's  dagli OpenCorseware è  l'elemento dell'interazione. In pratica, essi non sono soltanto delle semplici raccolte di dati, ma si prefigurano come delle vere e proprie classi virtuali, in cui gli studenti, oltre a trovare strumenti atti a rendere più proficuo lo studio, possono dar vita a dinamiche di apprendimento collettivo e di confronto, così come avviene nelle classi, delimitate da muri, a cui siamo normalmente abituati. Ma stavolta il numero degli studenti, utenti che si collegano da qualsiasi parte del mondo,  è potenzialmente illimitato.
I MOOC's si configurano come un valido tentativo di abbattere le barriere di accesso all'istruzione e mirano a raggiungere l'obiettivo di una conoscenza libera, traguardo che sembra quanto mai auspicabile negli ultimi anni, periodo in cui, come molti studiosi sostengono, si è venuto a creare un education overload, ovvero una situazione, generata dall'uso della Rete, in cui l'ambiente esterno alle istituzioni scolastiche è più ricco di informazioni rispetto all'interno.



Coursera, compagnia che offre on line corsi universitari gratuiti, è uno dei primi e più noti esempi di questa nuova modalità di fruizione del sapere. Creata nel 2013 da Daphne Koller  e Andrew Ng, professori alla Stanford University, attualmente conta milioni di iscritti alle lezioni e  l'offerta di corsi, che prima riguardava solo le materie scientifiche, ora è in fase di ampliamento. La didattica si basa prevalentemente su lezioni  in modalità video, tenute da insegnanti qualificati. Alla fine della lezione è prevista un test per verificare la preparazione e, successivamente, ogni studente può valutare il lavoro degli altri utenti e mettersi in contatto sia con loro che con l'insegnante.

mercoledì 4 giugno 2014

Un nuovo approccio alla privacy online



La Rete controllata
- Negli ultimi anni la questione della privacy online è stata al centro di numerosi dibattiti. Sempre più spesso ci viene da domandare chi gestisce i nostri dati, come lo fa, come ci si può difendere. Tutte domande che hanno avuto poche risposte ed anche abbastanza insufficienti. Nel 2010 il governo degli Stati Uniti, attraverso la FTC e il Dipartimento del Commercio, ha pubblicato due rapporti che raffigurano la Rete come un luogo dove tutto è registrato da grandi contenitori di dati appartenenti ad enti privati e governativi. Secondo Helene Nissenbaum, gli approcci adottati fino a questo momento hanno ottenuto risultati assai limitati. Nel suo saggio “A Contextual approach to privacy online”, la Nissenbaum propone un nuovo approccio, quello della privacy online come integrità contestuale. Ripercorrendo un po’ la storia dei media, l’autrice sostiene che questa sfida è simile a quella sollevata in passato per altri media digitali a causa delle loro grandi capacità di acquisizione, stoccaggio, analisi e diffusione di informazioni. Online ci sono principi nuovi e diversi che regolano i flussi d’informazione, l’informazione che diamo per ricevere beni e servizi può essere venduta a terze parti, persone di tutto il mondo possono vedere ciò che pubblichiamo. I vincoli dei flussi di informazione, più che a logiche politiche, sociali, etiche sembrano risponde solo alla logica della possibilità tecnica.