lunedì 14 dicembre 2015

Il Prosumer tra consumo critico e assoggettamento alla marca

di Dalila Mutone

Come sottolineato dall'economista Salvatore Vicari (2001) e non solo, lo sviluppo delle tecnologie avvenuto in epoca moderna, ha contribuito a ri-equilibrare i rapporti di forza tra produttore e consumatore, un tempo costituito da una totale "asimmetria informativa".
Nello specifico, Internet ha accresciuto il potere del consumatore tramite:
l'Accesso all'informazione: il consumatore ha a disposizione una quantità senza precedenti di informazioni, che lo supportano nel processo di decisione;
la Visione globale: il consumatore ha la possibilità di controllare i prezzi dei prodotti e le prestazioni delle imprese nelle diverse arie geografiche; 
il Networking: il consumatore può condividere le esperienze reali di consumo, senza doversi limitare ed affidare alle esperienze promesse dalle imprese;
le Nuove esperienze di sperimentazione: il consumatore si impegna nello sviluppo di prodotti e nella loro condivisione;
l'Attivismo: il consumatore è più propenso a fornire giudizi e feedback riguardo prodotti e servizi.


Tali opportunità hanno avuto evidenti conseguenze sui processi di business: basti pensare che grazie al networking il consumatore finisce col  basarsi, per le proprie valutazioni e scelte d'acquisto, sulle opinioni degli altri consumatori condivise sulle piattaforme online.

mercoledì 2 dicembre 2015

Giornali: strategie di business per la sostenibilità in rete nel passaggio dalla carta al web.

di Suania Acampa

In un ambiente mediatico in continua trasformazione, che s’inserisce in un mercato difficile - in cui produzione e distribuzione stringono la gola agli imprenditori del settore - le testate giornalistiche come hanno affrontato la trasformazione dal cartaceo al digitale? Che strategie di business hanno utilizzato per la propria sostenibilità in rete? Insomma, quale sarà l’ambiente per il giornalismo del futuro?

Per far luce su questa questione è stato opportuno mettere a confronto due studi di settore: il primo è Chasing Sustainability on The Net curato da Esa Sirkkunen, Clare Cook e Pekka Pekkala, sullo studio di tre scuole di giornalismo internazionale (USC Annenberg California, University of Tampere Finlandia, Wasenda University di Tokyo). Il secondo è uno studio del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti presentato al Digit 2014. La metodologia di questi due studi è la stessa, entrambe hanno utilizzato le interviste semistrutturate per la raccolta dei dati da analizzare.

Chasing Sustainability On The Net
La ricerca internazionale ha mappato 69 startup giornalistiche di nove paesi nel mondo, inserendo i dati raccolti in un database chiamato SuBMoJour, il quale contiene, in dettaglio, i modelli economici utilizzati da ogni azienda analizzata.

Sul piano internazionale la ricerca ha individuato due tipologie di Startup: la prima tipologia tende ad utilizzare un modello economico orientato alla produzione di contenuti, mentre la seconda tipologia tende ad utilizzare un modello economico orientato ai servizi.
Il modello economico della prima tipologia di startup (risultato essere quello che prevale) tende a monetizzare il contenuto giornalistico in quanto tale, facendo largo uso della pubblicità e puntando sul dato di fatto che, il giornalismo online conta un pubblico estremamente di nicchia, ossia orientato a temi specifici quali hobbies, cronaca, tendenze psicografiche (stili di vita, orientamento culturale, moda, gossip, ecc).
Il modello economico della seconda tipologia di startup (risultato essere in crescita) punta all’offerta di servizi, quali possono essere training, organizzazione eventi, realizzazione progetti web, ma anche prodotti premium (e-book, feature interattive).

venerdì 29 maggio 2015

Diritto d'autore: tutela o censura?

Il copyright è un concetto diverso rispetto al diritto d’autore dal momento che il primo indica il diritto di copiare e usare un contenuto, il secondo nasce con l’intento di tutelare la proprietà intellettuale garantendo un compenso all’autore. Spesso, però, i due termini sono usati come sinonimi: è il caso del testo dei due esperti olandesi di cultura ed economia Joost Smiers e Marieke van Schijndel dal titolo “La fine del copyright. Come creare un mercato culturale aperto a tutti”.




 La domanda che i due autori si pongono è: il...

IL DIRITTO D'AUTORE è UNO STRUMENTO DI CENSURA?



Smiers e van Schijndel, partendo dalla critica del sistema attuale di copyright si pongono l’ambizioso obiettivo di indicare una strategia di cambiamento che consenta una distribuzione e una fruizione più democratica dei contenuti culturali, un faire use, articolata in quattro punti:

mercoledì 27 maggio 2015

Il ritmo della vita sta accelerando? - Pressed for Time cap. 1

di Marta Formato

Com'è cambiata la percezione del tempo nella società contemporanea e come questa influisce nelle nostre vite?

Giorgio De Chirico, L'enigma dell'ora, 1911
Sono alcuni dei quesiti che la sociologa australiana Judy Wajcman si pone all'interno del libro Pressed of time. The acceleration of life in digital capitalism (2015). Attraverso un approccio multidisciplinare, l'autrice offre una visione sulle relazioni tra l'uomo e le tecnologie che, secondo la convizione più diffusa, accellerano la percezione temporale della società contemporanea.

La sua riflessione parte dopo un viaggio in Papua Nuova Guinea che le ha permesso di prendere le distanze dalle convenzioni temporali della nostra società e di realizzare come altre culture organizzino le attività quotidiane secondo una percezione temporale differente. Da qui la Wajcman sottolinea come esistano diversi modi di pensare il tempo, a seconda del tipo di cultura, del gruppo sociale e del genere.

Lavorare con connettività costante - Pressed for Time cap 4

Di Mary J Auriemma
Judy Wajcman, nel capitolo IV di “Pressed for time”, analizza come nel XXI secolo le tecnologie dell’informazione e della comunicazione abbiano influenzato l’esperienza di lavoro.
Le ITC hanno modificato i vincoli di spazio e tempo dando la possibilità di lavorare ovunque e in qualsiasi momento. I dispositivi digitali alleviano la pressione del tempo, anche se il lavoro è eseguito nel tempo ed è considerato un atto temporale poiché si basa sullo scambio di retribuzione per la capacità di lavorare in un periodo di tempo specificato. Eppure, nel caso delle attività lavorative più complesse risulta difficile misurare il lavoro in termini di durata o quantità di tempo.
Facendo un piccolo passo indietro è facilmente deducibile l’importanza dell’orologio nel disciplinare il lavoro e aumentare la produttività nell’ambito dell’impresa, ad esempio quella manifatturiera, come ci fa notare l’autrice. La catena di montaggio di H. Ford è stata l’espediente tecnologico per intensificare il ritmo di lavoro e aumentare la produzione.
   
Ma dietro ogni tecnologia che colpisce le relazioni sociali, citando David Noble, esistono le stesse relazioni sociali. Le tecnologie di produzione sono il riflesso dei rapporti sociali di produzione. Difatti le infrastrutture tecnologiche e i differenti ma specifici dispositivi creano le condizioni, più o meno favorevoli, per l’autonomia del lavoro, il controllo sullo sforzo e i suoi parametri. L'evoluzione tecnologica sta però riguardando sempre più anche la sfera del quotidiano, le pratiche della socialità e della riproduzione sociale. Il telefono cellulare, il personal computer, l’email, messaggi di testo, il web sono utilizzati da vari utenti modificando non solo i ritmi di lavoro ma anche pratiche sociali, convenzioni esistenti, norme ed obiettivi nelle istituzioni sociali.

Tempo di parlare. L'intimità attraverso la tecnologia - Pressed for Time cap. 6

di D.T. Marra
Articolo basato sul capitolo sesto (Time to talk. Intimacy through technology) di Pressed for time: the acceleration of life in digital capitalism di Judy Wajcman.


Una delle grandi problematiche e preoccupazioni che ha caratterizzato e caratterizza ancora i dibattiti legati alle nuove tecnologie riguarda l’estensione del tempo di lavoro a causa della connettività ubiqua. La paura è che, essendo possibile restare connessi in qualunque luogo, il tempo privato possa essere invaso dallo spazio lavorativo.
In questo capitolo, Judy Wajcman analizza come e in che modo le information and communication technologies coinvolgano i nostri affetti e relazioni, prestando particolare attenzione alla distinzione tra spazi lavorativi e privati. Contrariamente al mito di tendenza per il quale la connettività è associabile alla fine del privato, la Wajcman sostiene che le ICT non estendono e colonizzano tutto il tempo fuori dallo spazio di lavoro. Nella sua visione le ICT possono aiutare a controllare il tempo, preservarlo ed usarlo. Inoltre, se prima lo spazio non permetteva intimità durante i periodi di lontananza, per la Wajcman adesso le ICT ci aiutano a combinare l’intimità con la distanza spaziale in modi prima inimmaginabili.

Scoprendo il tempo nell'era digitale - Pressed For Time cap.7

di Raffaella Lopez

Il concetto di tempo è sempre stato un argomento presente, all'interno dei diversi studi. La Wajcman ci vuol far riflettere, come la pressione culturale del tempo viene recepita dagli individui nell'età digitale.

Judy Wajcman insegna sociologia alla London School of Economics and Political Science. Nel suo
 recente saggio Pressed for Time. The Acceleration of Life in Digital Capitalism, uscito nel 2015 e non ancora tradotto in italiano, interviene nel dibattito accademico sui cambiamenti della vita sociale, correlati all’avvento delle nuove tecnologie (ICT); in particolare, in merito alla percezione del tempo nel mondo contemporaneo.

Il settimo capitolo, che qui riassumiamo e commentiamo, inizia con un pensiero di Barbara Adam, dell’università di Cardiff: abbiamo bisogno di dis-alienare il tempo e legarlo ai nostri bisogni.

Il paradosso della pressione temporale - Pressed for Time cap. 3

di Daniela Sparano

La pressione culturale del tempo si ripercuote sulla vita degli individui postmoderni ed in particolare su quella delle donne, sempre più soggette ad aspettative imperanti e vittime di una società che impone modelli di vita disgregati e pressanti.
The University of Chicago Press, 2015


Judy Wajcman  insegna sociologia alla London School of Economics and Political Science. Il suo ultimo saggio è: Pressed for Time. The Acceleration of Life in Digital Capitalism.

Il concetto di tempo è stato al centro di disparate analisi sociologiche, ma la prima ad evidenziarne il paradosso, insito all'interno attingendo ad un'analisi accurata del quotidiano, è stata Judy Wajcman. La percezione che gli individui, soprattutto, nell'era postmoderna, hanno del tempo è legata a diversi fattori: economici, sociali e di genere.

I fattori economici riguardano le possibilità finanziarie che ogni soggetto possiede, come riprende Veblen nella sua teoria della classe agiata, maggiori sono le proprie potenzialità economiche e più alto è lo status sociale di un individuo, o di una famiglia, maggiore sarà il quantitativo di tempo che questi hanno a disposizione, ma la percezione del tempo non è legata soltanto allo status economico e sociale, ma innanzitutto al genere.

martedì 26 maggio 2015

Il tempo del lavoro domestico - Pressed for time cap. V

di Lucia Orlando

Qual è il rapporto tra la tecnologia domestica e il tempo che le famiglie destinano al lavoro domestico? La Wajcman, per rispondere, mette in evidenza gli effetti che la rivoluzione industriale hanno avuto in casa, permettendo alle donne di poter lavorare.

L’argomento rimanda ovviamente alla questione di genere. Nel '900 fordista i ruoli di uomini e donne erano ben definiti: gli uomini lavoravano e le donne si occupavano della casa e della cura della famiglia. Parsons e Bales sostengono infatti che la funzione femminile di moglie-madre viene appresa durante la socializzazione primaria dei bambini e si stabilizza con la personalità adulta.

Ruth Schwartz Cowan sostiene che con l’avvento delle tecnologie domestiche, la famiglia è passata da essere una unità di produzione a una unità di consumo, in cui i processi sono molto complessi ed eterogenei. Cowan spiega che il fallimento della "rivoluzione industriale in casa", per eliminare le attività domestiche, è avvenuto in quanto la meccanizzazione ha dato luogo a tutta una serie di nuovi compiti, i quali, anche se non fisicamente impegnativi, richiedevano comunque gli stessi tempi. Inoltre, anche se la tecnologia domestica ha fatto aumentare la produttività del lavoro domestico, è stata accompagnata da crescenti aspettative del ruolo della casalinga, che ha generato più lavoro per le donne. Infine, la meccanizzazione ha avuto solo un effetto limitato sui lavori di casa, perché nel contesto della privatizzazione ognuno gestisce i propri lavori secondo i propri tempi e le proprie necessità.

martedì 28 aprile 2015

Le macchine e la costruzione della modernità - Pressed for Time cap. 2

di Alfonso Veneziano


La velocizzazione del ritmo della vita non è un’esperienza esclusiva dell’uomo contemporaneo, e non è neanche un tratto così generalizzato come si pensa. Si possono -e si devono- registrare continuità con il passato, nonché sottili ambiguità. 

La copertina del libro, 
The University of Chicago Press, 2015
Judy Wajcman (12 dicembre 1950) insegna sociologia alla London School of Economics and Political Science. Nel suo recente saggio Pressed for Time. The Acceleration of Life in Digital Capitalism, uscito nel 2015 e non ancora tradotto in italiano, interviene nel dibattito accademico sui cambiamenti della vita sociale, correlati all’avvento delle nuove tecnologie (ICT); in particolare, in merito alla percezione del tempo nel mondo contemporaneo. 

Il tempo. Nelle parole di Newton era “assoluto, vero, matematico, in sé e per sua natura senza relazione ad alcunché di esterno, scorre uniformemente”; per la Ragion pura di Kant era una “categoria a-priori” del nostro intelletto; Einstein lo considerava una “tenace illusione”, intimamente connesso alla dimensione spaziale, e dunque relativo. Per i sociologi, sulla scorta di Durkheim, “il fondamento della categoria del tempo è il ritmo della vita sociale”. È quest’ultimo il presupposto teorico di tutto il ragionamento della Wajcman. 


Possiamo già anticipare un punto fondamentale: la Wajcman è critica nei confronti del determinismo economico o tecnologico di certe interpretazioni che o plaudono o paventano -sovente con un pizzico di retorica- la “rivoluzione tecnologica” del XXI secolo, intesa nei termini di una netta cesura col passato, dovuta ad una generalizzata velocizzazione del ritmo della vita quotidiana, indotta delle ICT. L’Autrice presta grande attenzione ai processi culturali che implicano un mutamento dell’assetto valoriale, ma soprattutto guarda alle pratiche sociali empiriche, la cui disamina fa da contrappunto alle teorizzazioni dei classici. Ella, in questo modo, fuga le fallaci generalizzazioni e mostra l’ambivalenza delle tecnologie in riferimento al loro utilizzo pratico, nei termini del loro essere pro e -allo stesso tempo- contro la stessa velocizzazione del ritmo della vita, ormai, dai più, data per scontata. 

Qui illustriamo il secondo capitolo di Pressed for Time, che si apre con questa affermazione: «Noi tendiamo a pensare la società ad alta velocità come un fenomeno recente associato allo sviluppo delle tecnologie digitali. Tuttavia, affermazioni sulla tecnologia annichilente il tempo e lo spazio non sono nuove».

giovedì 12 marzo 2015

Andiamo al massimo?

Nel processo di diffusione delle tecnologie digitali il tempo ha assunto un ruolo centrale: la velocità, l'instantaneità dei processi è l'elemento cruciale del cambiamento. Ci sembra di fare sempre più cose e però abbiamo anche la sensazione di non avere mai abbastanza tempo. Non si tratta solo di un elemento meramente tecnologico, affianco alla possibilità tecnica si è sviluppata un'ideologia di tipo manageriale che ci vede in varia misura e con differenti risultati tutti partecipi. Questi temi sono il centro dell'attenzione dell'ultimo libro di Judy Wajcman, una sociologa economica che insegna alla London School of Economics e che ha un ricco curriculum e una vasta esperienza di ricerca sull'impatto delle tecnologie. Il libro si chiama Pressed for time: the acceleration of life in digital capitalism, è stato appena pubblicato e Wajcman lo ha presentato al Oii (Oxford internet institute) discutendone con ,  che insegna all'Open University "Public Understanding of Technology" e scrive anche commenti sul guardian.
(l'audio non è eccezionale e un paio di cuffiette aiutano. Si possono saltare i primi due minuti e seguire la presentazione di 10' fatta dalla Wajcman, il tutto dura un'ora e mezza)