Com'è cambiata la percezione del tempo nella società contemporanea e come questa influisce nelle nostre vite?
Giorgio De Chirico, L'enigma dell'ora, 1911 |
La sua riflessione parte dopo un viaggio in Papua Nuova Guinea che le ha permesso di prendere le distanze dalle convenzioni temporali della nostra società e di realizzare come altre culture organizzino le attività quotidiane secondo una percezione temporale differente. Da qui la Wajcman sottolinea come esistano diversi modi di pensare il tempo, a seconda del tipo di cultura, del gruppo sociale e del genere.
Nello studio l'autrice prende in considerazione sia l'aspetto materiale che sociale delle tecnologie, concepiti come elementi dialettici. In questo modo cose e persone non sono intese in modo distinto.
Nel primo capitolo del libro la Wajcman compie una vasta quanto rapida rassegna delle posizioni sul tema riportando le linee di pensiero dei principali autori. Il taglio è indirizzato soprattutto a togliere enfasi alle posizioni che vedono profondamente rivoluzionata dalle tecnologie la percezione del tempo e le convenzioni ad esso legate.
L'autrice parte da David Harvey e Manuel Castells che parlano di "compressione dello spazio-tempo" e di un "tempo senza tempo", laddove la velocità è considerata come un elemento cruciale per i processi decisionali delle società contemporanee.
Spostando l'unità di analisi dai processi economici ed organizzativi alla vita
Vassily Kandinsky, Auf Weiss II, 1923 |
Se secondo Castells gli spazi fisici diventano secondari rispetto alle reti ed ai flussi, la Wajcman invece sottolinea l'illusione di virtualità, per ricordare come l'enorme mole di dati e di relazioni virtuali creati tramite l'uso di internet, si colleghino sempre ad un referente fisico, a delle infrastrutture, come ad esempio la fibra ottica.
La Wajcman riporta anche la riflessione dello studioso francese Paul Virilio che parla di dromologia intesa come la scienza della velocità, con la quale critica ciò che viene spesso legittimato con l'idea di progresso, spiegando come i nuovi spazi di comunicazione i quali la televisione, il cinema, internet sono diventati i nuovi territori di espressione del potere. Virilio viene visto dalla Wajcman, come portatore di una visione apocalittica che vede la nascita di nuove forme di inerzia da parte degli individui di fronte all'uso delle nuove tecnologie, i quali diventano sempre più succubi nei confronti di chi detiene il potere della velocità.
In questo primo capitolo la Wajcman espone una letteratura sociologica nell'ambito specifico dello studio delle ICT, cercando di demolire le teorie che reificano e mitizzano le entità delle tecnologie e collocandosi al di là dei determinismi ed anche di alcune teorie che solitamente sono considerate come le più autorevoli in questo contesto disciplinare.
Secondo l'autrice si afferma spesso, erroneamente, che le tecnologie abbiano comportato un'accellerazione dei ritmi di vita dell'uomo, generando un tormento ossessivo dettato dall'idea che il tempo sia sempre poco.
Contro questa percezione generica del tempo la Wajcman ribadisce il ruolo "liberatorio" delle nuove tecnologie, rovesciando il punto di vista e assumendo uno sguardo che non si limita ai rapporti di produzione tradizionalmente intesi, ma si estende anche a quelli di riproduzione e di cura.
Per capire come la Wajcman guardi le tecnologie è interessante il suo puntare l'attenzione sul biberon, una tecnologia che ha permesso di facilitare la cura della madre nei confronti del figlio. Questo, ma anche altri e più "tecnologici" dispositivi si prestano a utilizzi che negoziano il tempo in modo differente e hanno contribuito al percorso di emancipazione della donna dall'esclusività del ruolo domestico.
Lo studio della Wajcman permette di aprire le porte a nuove riflessioni che interessano gli aspetti interpersonali degli individui, ma anche quelli posti in una prospettiva più ampia e quindi macrosistemica; e lo fa dedicando attenzione anche agli oggetti di uso quotidiano, i quali sono spesso concepiti come poco significativi negli studi accademici.
Per quanto ciascun uso degli oggetti che ci circondano possa essere determinato dalle scelte, e dalla volontà del soggetto, subentrano tuttavia anche processi che non riusciamo a governare singolarmente, come nel caso specifico dell'organizzazione del proprio tempo dettato dalla propria attività lavorativa. E qui subentrano soprattutto le scelte politiche, culturali, economiche di un paese che possono condizionare le nostre decisioni e la nostra vita.
Nelle riflessioni sull'integrazione delle tecnologie nella vita umana, subentra un'inevitabile contraddizione tra i confini di utilizzo di queste per facilitare le nostre attività quotidiane, e quanto invece ci spiazzino o si "impadroniscano" dei nostri spazi, cogliendo sia i risvolti positivi che quelli negativi del loro utilizzo. Tuttavia, come afferma la Wajcman, si può parlare di un tempo che è sia intimo che sociale, laddove i modi di integrare la tecnologia nelle nostre attività cambiano da soggetto a soggetto.
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