giovedì 26 luglio 2012

Tanto per capire quanto potrebbe allargarsi la banda. Ma sono cose che capitano solo a chi vive a Kansas City. Che poi, come disse la volpe, è una bruttissima città.

mercoledì 9 maggio 2012

Benkler su rete e partecipazione

Yochai Benkler è stato invitato dal Guardian a partecipare al secondo "Activate Summit" a New York.
Qui in una ventina di minuti analizza la successione di eventi e di prese di posizione di differenti attori della rete contro la legislazione Sopa-Pipa tra la fine del 2011 e l'inizio di quest'anno. Secondo Benkler questo caso illustra sia i diversi soggetti della rete, sia la dinamica combinatoria delle loro alleanze di interesse, sia infine le ragioni del loro successo, che coincide con il clamoroso oscuramento delle pagine di Wikipedia del 18 gennaio e quindi dello stop all'iter legislativo al parlamento Usa.


martedì 24 aprile 2012

L'Economist è su Tumblr, e tu?


Se la parola “blog” è sempre meno ricercata cresce, su Google, la tendenza a cercare lo spazio Tumblr di tutti. Perché? Forse perché i blog ormai fanno parte della Rete, la incarnano perfettamente. La maggior parte dei siti Web ha al suo interno un blog: sia esso corporate oppure personale,  è spesso già previsto uno spazio in cui poter descrivere la propria attività, aziendale o quotidiana. Non abbiamo bisogno di cercarlo, c'è già. Non tutti però hanno un profilo Tumblr:  oltre 40 milioni i tumblelog aperti, numeri irrisori se pensiamo a Wordpress oppure Blogspot, ma la tendenza sta cambiando e Tumblr si sta affermando come nuova piattaforma per gli user generated content.

La forte componente multimediale e l'immediatezza sono al centro del tumblelog, neologismo coniato dallo scrittore e programmatore "why the lucky stiff" per indicare post con foto o video accompagnati da un breve testo. David Karp (ideatore di Tumblr) ha colto questa tendenza redendo il suo web service una delle più trafficate piattaforme per la creazione di contenuti. Tumblr, però, non è soltanto un luogo dove aggiornare il proprio diario virtuale, l'agente principale di diffusione è stato il modello di social networking: la possibilità di poter ripubblicare automaticamente i post degli altri e di seguire gli altri utenti iscritti, oltre all'inserimento di commenti e "mi piace" hanno reso questo social-blog uno dei più visualizzati, arrivando nel settembre del 2011 a 18 miliardi di visualizzazioni mensili.

D'altronde non sono solo gli utenti ad aumentare il traffico e i contenuti di Tumblr, molti sono i brand che hanno un proprio spazio per mostrare foto, video e citazioni. Tra questi anche molti quotidiani e riviste tra cui l'Economist.

L'Economist, che si auto-descrive la miglior risorsa per l'analisi delle news mondiali, ha un proprio profilo su Tumblr in cui sono raccolte le copertine di ogni numero, le migliori citazioni e frasi provocatorie, le vignette e alcuni dei pezzi migliori tratti dal cartaceo e dall'online.
Essere in Rete ed essere social è fondamentale, sia per avere visite che per avere un'ottima reputazione e dunque anche l'Economist, che ha una forte reputazione a prescindere dal Web 2.0, per non lederla deve tenersi al passo con i tempi.

Poche parole e molta multimedialità, queste le fondamenta del tumblelog dell'Economist, in perfetta sintonia con la filosofia del Web service creato da David Karp. Un layout pulito e chiaro che riprende quello del portale della rivista online, non stanca e presenta subito tutto ciò che offre: immagini e video da approfondire tramite collegamenti al sito principale. Gli autori dell'Economist non hanno bisogno di altro spazio per scrivere, ma di spazi per dire “ehi, ci siamo anche noi” e lo fanno davvero bene.

giovedì 23 febbraio 2012

La rete wysiwtwyts

Scusate il titolo cervellotico. Ma se seguite il discorso di Eli Pariser qui sotto, capirete. Wysiwig è l'acronimo che ha descritto negli anni '80 lo sviluppo di una interfaccia grafica che desse sul monitor una versione abbastanza fedele dell'output, in genere della stampa. What you see is what you get. Ciò che vedi è come ciò che avrai.
Eli Pariser invece ci mostra una nuova dimensione critica, del web. La sempre maggiore preoccupazione di personalizzare i risultati e di riuscire a fornire in modo quasi preveggente ciò che cerchiamo, sta creando un effetto di atomizzazione del web. La rete non è più uno spazio uguale per tutti, i motori di ricerca e i social network ce ne presentano un'immagine che è sempre più specchio delle nostre presunte inclinazioni, diversa per ognuna di noi e quindi meno illuminante, meno potenzialmente innovatrice.
What you see is what they want you to see. Ciò che vedi è ciò che vogliono che tu veda.
Il libro che illustra questo processo e ne indica i pericoli è The Filter Bubble.

Notizie: lunghe e riflessive

Sta per partire, se raccolgono in tempo i fondi necessari, un progetto di giornalismo fondato sulla qualità e sull'approfondimento. Una direzione opposta a quella che ci fornisce un frullato sempre più monotono e insignificante di notizie che non lo sono.
Si chiama Matter.