venerdì 29 maggio 2015

Diritto d'autore: tutela o censura?

Il copyright è un concetto diverso rispetto al diritto d’autore dal momento che il primo indica il diritto di copiare e usare un contenuto, il secondo nasce con l’intento di tutelare la proprietà intellettuale garantendo un compenso all’autore. Spesso, però, i due termini sono usati come sinonimi: è il caso del testo dei due esperti olandesi di cultura ed economia Joost Smiers e Marieke van Schijndel dal titolo “La fine del copyright. Come creare un mercato culturale aperto a tutti”.




 La domanda che i due autori si pongono è: il...

IL DIRITTO D'AUTORE è UNO STRUMENTO DI CENSURA?



Smiers e van Schijndel, partendo dalla critica del sistema attuale di copyright si pongono l’ambizioso obiettivo di indicare una strategia di cambiamento che consenta una distribuzione e una fruizione più democratica dei contenuti culturali, un faire use, articolata in quattro punti:


 1. La concessione del diritto di proprietà intellettuale al solo produttore del contenuto in modo da vietare la cessione di questo a terzi contrastando così lo strapotere delle major culturali e limitando al tempo stesso la durata della sua tutela al solo periodo iniziale (senza possibilità di proroga);

 2. La tutela delle conoscenze tradizionali attraverso l’istituzione di una nuova tipologia di diritto di proprietà collettivo;

 3. Introduzione di procedimenti univoci di fiscalizzazione per garantire il compenso agli autori e l’individuazione dei trasgressori (quelli che utilizzano i contenuti culturali altrui a scopro di lucro) attraverso l’ausilio dei fornitori di rete;

 4. Attuazione di Creative Common , licenze proposte dall’omonima organizzazione no profit statunitense, con lo scopo di introdurre il concetto di “alcuni diritti riservati”, in opposizione a “tutti i diritti riservati”, così come stabilito attualmente dal copyright.


 disegno di Nina Paley

Lo scopo di questa “riforma” è il superamento dello strapotere delle grandi industrie culturali che si concretizza nell’abolizione del accordo TRIPS, Trade Related Aspect of Intellectual Property Rights, stipulato tra gli anni Ottanta e Novanta tra i paesi appartenenti al WTO (Organizzazione mondiale del Commercio) che pone come modello di sviluppo economico gli Stati Uniti d’America e impone uno standard di tutela dei diritti d’autore e di proprietà intellettuale suscettibile di sanzioni ai trasgressori.

Questa proposta rivoluzionaria passa necessariamente per un livellamento del mercato, ovvero il Level Playing Field, che metta tutti nella medesima posizione annullando la concorrenza e redendo superflue le attività di marketing.

In La fine del copyright, Smiers e van Shijndel ipotizzano un'utopica situazione in cui il diritto d'autore non esiste quasi del tutto offrendo strategie volte a mantenere la legalità senza per questo cadere nella censura del copyright e lo fanno distinguendo le strategie in base al settore culturale interessato. Nel dettaglio:


MUSICA 

Il gruppo britannico Radiohead nel 2007 ha pubblicato sul suo sito web ufficiale il cd "In Rainbows" dando la possibilità agli utenti di scaricare i brani pagando un prezzo a loro scelta e ne ha ricavato enormi guadagni in termini sia monetari che di immagine. Smiers e van Shijndel, utilizzano questo esempio per dimostrare che rendendo un contenuto musicale liberamente accessibile saranno i sostenitori degli artisti stessi a premiare il loro lavoro con una retribuzione proporzionata al gradimento.


Nel fare una considerazione del genere, però, non tengono conto del fatto che questo esperimento è stato fatto in precedenza da altri gruppi musicali e si è dimostrato fallimentare dal momento che, affinché il sostegno dei fan si traduca in un guadagno significativo per l'artista questi debba essere già famoso e deve aver già guadagnato la stima del pubblico in precedenza in modo "tradizionale".


CINEMA

In questo caso, gli autori non nascondono una certa ostilità nei confronti dell'industria cinematografica Hollywoodiana che primeggia senza dubbio sul mercato. Nel mondo senza copyright i grandi produttori, e quindi i grandi finanziamenti, non avrebbero più morivo di esistere e con essi tutto il merchandising che oggi frutta alle major di settore guadagni esorbitanti. A parere degli studiosi, una situazione siffatta garantirebbe pari opportunità di accesso a tutti nel panorama della filmografia mondiale che potrebbe avvalersi maggiormente delle piattaforme web per la circolazione e la distribuzione dei contenuti. 
Ma non è forse necessaria anche in questo caso la messa in atto di qualche strategia di marketing?


LETTERATURA

Anche in questo campo non mancano esempi di autori fortunati che hanno pubblicato in rete opere a prezzo libero o addirittura a titolo gratuito ricavandone un ritorno economico basato sul sostegno dei già pregressi fan.
Oltre alla solita obiezione per cui se un autore è un assoluto esordiente non ha alcuna garanzia che, per quanto il suo prodotto sia di buona qualità, possa ottenere un guadagno, in un panorama potenzialmente infinito di libere pubblicazioni come è possibile emergere senza adottare strategie mirate ad imporsi sugli altri?
Spingendosi ancora oltre, Smiers e van Shijndel offrono una soluzione abbastanza ingenua ad un problema di difficile estirpazione: cosa fare nel caso in cui un secondo libero editore pubblica la stessa opera spacciandola per sua? Le risposte offerte a questo problema sono:

1. Il primo editore gode del vantaggio derivante dall'essere il primo a presentare al pubblico quell'opera (vantaggio del first mover)

 2. Qualora il secondo editore (l'usurpatore) raggiunga un pubblico di nicchia grazie ad una riedizione studiata ad hoc per quest'obiettivo la cosa non dovrebbe preoccupare il first mover perché tale nicchia non era interessata inizialmente all'opera e non faceva parte del pubblico originario, quindi la perdita in termini economici risulta essere irrisoria

 3. Nel caso in cui il plagio sia evidente e dannoso per l'autore originario, questi può ricorrere alla pratica dello shaming, cioè al rimprovero pubblico che risulta essere efficace nel contesto delle culture orientali (soprattutto in Giappone) anche in campo politico.

 Sorge spontaneo chiedersi se soluzioni di questo genere, senza dubbio utili in contesti molto lontani dalla nostra cultura, possano essere realmente efficaci su scala mondiale in contesi infinitamente diversi dove diversi sono anche i valori ritenuti socialmente rilevanti.


ARTI FIGURATIVE

Questo settore presenta delle caratteristiche che lo differenziano dagli altri, in primo luogo perché in questo settore la copia non è ritenuta un plagio, anzi spesso è accettata come una forma di successo e lusinga per l'autore. Le opere d'arte sono quasi sempre pezzi unici, venduti a prezzi elevati e difficilmente tutti possono accedere al loro mercato ma attraverso le riproduzioni, spesso autorizzate, possiamo avere tutti un Picasso in soggiorno e, perché no, la Gioconda sulla nostra t-shirt!
Inoltre, modificare un'opera d'arte significa compromettere per sempre l'originale per cui, mentre la copia è ben accettata, la modifica del contenuto originale non può essere in alcun modo messa in atto. In questo caso liberare dal copyright le immagini che circolano in rete non sembra essere poi una grande svolta, dal momento che nei fatti, con o senza diritto d'autore queste circolano già liberamente e sono accessibili con estrema facilità.


Sebbene sia indubbiamente necessaria una riformulazione dell'attuale legge in materia di copyright, la posizione assunta dai due studiosi olandesi sembra essere troppo estrema e priva di reali spunti di attuazione, andrebbe presa piuttosto come uno spunto di riflessione, un estremo dal quale poter partire per pensare ad una legge sul diritto d'autore che tenga maggiormente conto dei soggetti che vuole tutelare strizzando l'occhio ad una circolazione culturale più democratica e libera.

Nessun commento:

Posta un commento