di Lucia Orlando
Qual è il rapporto tra la tecnologia domestica e il tempo che le famiglie destinano al lavoro domestico? La Wajcman, per rispondere, mette in evidenza gli effetti che la rivoluzione industriale hanno avuto in casa, permettendo alle donne di poter lavorare.
L’argomento rimanda ovviamente alla questione di genere. Nel '900 fordista i ruoli di uomini e donne erano ben definiti: gli uomini lavoravano e le donne si occupavano della casa e della cura della famiglia. Parsons e Bales sostengono infatti che la funzione femminile di moglie-madre viene appresa durante la socializzazione primaria dei bambini e si stabilizza con la personalità adulta.
Ruth Schwartz Cowan sostiene che con l’avvento delle tecnologie domestiche, la famiglia è passata da essere una unità di produzione a una unità di consumo, in cui i processi sono molto complessi ed eterogenei. Cowan spiega che il fallimento della "rivoluzione industriale in casa", per eliminare le attività domestiche, è avvenuto in quanto la meccanizzazione ha dato luogo a tutta una serie di nuovi compiti, i quali, anche se non fisicamente impegnativi, richiedevano comunque gli stessi tempi. Inoltre, anche se la tecnologia domestica ha fatto aumentare la produttività del lavoro domestico, è stata accompagnata da crescenti aspettative del ruolo della casalinga, che ha generato più lavoro per le donne. Infine, la meccanizzazione ha avuto solo un effetto limitato sui lavori di casa, perché nel contesto della privatizzazione ognuno gestisce i propri lavori secondo i propri tempi e le proprie necessità.
Cowan distingue la tecnologia del XX secolo come composta da otto sistemi interconnessi: cibo, vestiario, assistenza sanitaria, trasporti, acqua, gas, elettricità e prodotti petroliferi. Mentre alcuni sistemi tecnologici, quali cibo, vestiti e assistenza sanitaria, si adattano al modello di un passaggio dalla produzione al consumo, acqua, gas, elettricità e prodotti petroliferi hanno invece riorganizzato i lavori domestici, ma il loro impatto è stato ambiguo. Da un lato, infatti, hanno aumentato radicalmente la produttività delle casalinghe, mentre dall'altro, eliminando la fatica, i moderni dispositivi salva-lavoro non hanno ridotto la necessità di tempo.
La scomparsa degli aiutanti pagati e non pagati come i lavoratori domestici, le figlie nubili, le zie zitelle, i nonni e i bambini, e l'imposizione di tutto il lavoro sulla casalinga stessa, è probabilmente il cambiamento più significativo. Così come la scomparsa delle domestiche ha stimolato la meccanizzazione delle case, la meccanizzazione stessa può aver accelerato la scomparsa di queste figure. Questa questione viene affrontata diversamente il personale domestico simboleggia invece uno status. Per esempio, dagli studi citati nel testo, emerge il caso dei domestici filippini, particolarmente noti per le loro qualità, che rappresentano non la mancanza di tempo delle casalinghe, ma la loro posizione nella stratificazione sociale, che consente loro di non svolgere questa attività e confinarla al personale retribuito. Ma si nota anche come stia aumentando (ma non ovunque) il contributo degli uomini. Tuttavia il lavoro delle donne rappresenta ancora oltre due terzi del tempo totale dedicato al lavoro.
Si distinguono diverse categorie: lavori domestici di routine (tra cui quelli quotidiani come pulizia, fare il bucato e cucina), la cura per i familiari (comprese le cure per bambini e adulti) e lavori domestici non di routine (come lo shopping, il giardinaggio e le riparazioni domestiche). La conclusione principale è che la segregazione di genere tra i vari tipi di lavoro domestico rimane notevolmente resistente. Nonostante gli uomini stiano aumentando il loro contributo, passano poco tempo sul lavoro domestico di routine e ancor molto meno tempo sulla custodia dei bambini. Gli uomini fanno soprattutto i lavori di non routine, come i progetti fai da te e lo shopping. Le donne si impegnano per la maggior parte in ogni tipo di lavoro domestico, concentrandosi in particolare su quello di routine (come la pulizia, la cucina, la lavanderia dove esibiscono il più alto livello di specializzazione) e la cura per gli altri. Di conseguenza emerge che per le donne la casa rappresenta una sfera di lavoro; per gli uomini, invece, è un luogo di svago, una fuga dal mondo del lavoro retribuito.
La cura dei bambini è un'attività priva di soluzioni tecnologiche, poiché il tempo trascorso per la cura degli altri ha una qualità unica. Da uno studio svolto sui genitori in Australia e Francia si nota come i francesi siano quelli che hanno particolarmente a cuore il tempo da trascorrere con i figli. Infatti, la cura dei figli viene svolta dalle madri con diverse attività, mentre dai padri solo con poche — e tra queste vi è guardare la tv. In particolare si nota che le madri svolgono la cura dei figli anche da sole, mentre i padri lo fanno comunque in presenza delle madri. Questo significa che le donne non vengono mai di fatto liberate dalla loro attività.
In mancanza di una redistribuzione radicale del carico di lavoro domestico all'interno delle famiglie, le macchine moderne offrono la promessa di risolvere almeno il problema dei lavori domestici di routine, come cucinare, pulire e lavare. Ma qual è l'impatto dei cosiddetti apparecchi risparmia tempo, come il forno a microonde e la lavastoviglie? Paradossalmente aumentano il tempo speso in casa dalle donne e diminuiscono quello degli uomini. Eppure ciò che le tecnologie permettono "conviene": la doccia è più veloce del bagno in vasca, il freezer consente di conservare gli alimenti, quindi di fare più spesa una volta sola e non tutti i giorni, e mentre la lavatrice esegue il carico ci si può dedicare ad altro. Insomma, si ottimizza.
La Wajcman mostra inoltre come le tecnologie, inizialmente nate per scopi industriali, siano poi divenute tecnologie di uso domestico. Ad esempio il microonde, che è nato per coloro che lavoravano nei sottomarini, è stato poi pensato per soddisfare i bisogni di uomini single, fino a rendersi conto che le maggiori beneficiarie di questa tecnologia sarebbero state proprio le donne. Da qui la necessità di rendere questi oggetti tecnologici anche esteticamente accattivanti.
L'ultima parte del capitolo spiega come saranno realizzate le cosiddette case intelligenti, dove la tecnologia non si concentrerà tanto sul lavoro domestico, quanto sul risparmio energetico. Ad esempio avremo frigoriferi capaci di riconoscere il proprio contenuto e di suggerire cosa possa essere cucinato con esso. Molto importanti sono anche le tecnologie pensate per aiutare gli anziani, dove oltre alla telemedicina, si sta lavorando su robot dotati di intelligenza artificiale capaci anche di socializzare.
Infine viene citata Sherry Turkle, che nel suo, Alone Together, spiega come siamo giunti a provare sentimenti per le macchine. Vengono infatti citati episodi in cui persone che lavorano molto tempo in piccole stanze con molti computer non vogliano tornare a casa dopo il lavoro per non lasciare da sole le macchine. Allo stesso modo, si citano quei bambini che hanno instaurato una vera e propria relazione con il loro Furby, un giocattolo interattivo dalle sembianze di uno strano animale, poiché non escono di casa senza di esso.
Si conclude osservando come il tempo risparmiato grazie alla tecnologia venga poi speso in altre tecnologie, come il fare uso di internet.
A mio parere i temi trattati in questo capitolo sono un ottimo spunto di riflessione sulla vita che conduciamo. Spesso, infatti, siamo quasi passivi rispetto a tutto ciò che facciamo ordinariamente senza mai interrogarci sul tempo che dedichiamo alle cose.
È molto convincente la prima parte del capitolo, dove si spiega come il tempo "guadagnato" grazie alle tecnologie domestiche abbia finito poi per accrescere le aspettative rispetto al ruolo della casalinga. Tuttavia ritengo che sempre più ci stiamo spingendo in un mondo in cui il contributo degli uomini si fa sentire fortemente in casa, per cui penso che le stime dell’autrice avranno una breve durata.
Per quanto riguarda la cura dei figli, ritengo sia importante sottolineare che l’aumento di attenzione da parte dei genitori è dovuto principalmente a due fattori. Il primo è la diminuzione del numero di figli, il quale ha permesso ovviamente ai genitori di distribuire meglio il proprio tempo; il secondo sono proprio le nuove tecnologie della comunicazione, che contribuiscono a facilitare le relazioni genitori-figli anche a distanza.
Un aspetto che non viene preso in considerazione è quello delle famiglie separate e questo modifica e riduce notevolmente il campo di osservazione. È infatti noto che l’aumento di separazioni, negli ultimi anni, ha generato numerosissime famiglie composte da un solo genitore con uno o più figli. È quindi importante analizzare se e come cambi il tempo destinato alla casa e alla cura dei figli e in che modo si faccia uso delle tecnologie domestiche. Manca inoltre, a mio parere, uno sguardo alla vita di chi vive da solo, come studenti, anziani, single, orfani ecc.
Il capitolo si conclude con una riflessione sul tempo “guadagnato” grazie alle nuove tecnologie domestiche che finisce per essere riversato in altre tecnologie, soffermandosi sull’ “affetto” che proviamo per le macchine. Riconosco che sia vero e mi sento personalmente coinvolta in questo meccanismo, tuttavia, non volendo dare a questa riflessione un taglio del tutto negativo, mi sarebbe piaciuta un’indagine più approfondita su possibili effetti nell'ambito delle relazioni interpersonali. D'altronde ricordo che io stessa avevo un Furby, ma ci giocavo con le mie amiche, che a loro volta ne avevano uno (o più di uno).
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