giovedì 1 giugno 2017

Amazon Mechanical Turk: un esempio di digital labour

La diffusione delle nuove tecnologie ha rivoluzionato il mondo: le istituzioni, le qualifiche e i modelli di consumo sono cambiati e con essi il mercato del lavoro. Si stanno affermando sempre più nuove modalità di lavoro che si basano su valori quali flessibilità e leggerezza. Stiamo assistendo al consolidamento di una società che costringe gli individui a vivere in condizioni sociali instabili e frammentate, infatti i sentimenti più diffusi sono l'ansia e l'incertezza per il proprio futuro.  Oggi giorno le persone cercano di abituarsi a questo nuovo stile di vita altamente flessibile al punto tale da accettare anche stipendi miserabili pur di lavorare e di dare un senso alla propria vita.
L'esempio preso in considerazione per analizzare le nuove tipologie di lavoro digitale è Amazon Mechanical Turk, ne avete mai sentito parlare?



Amazon Mechanical Turk è un servizio di crowdsourcing in quanto si basa su una piattaforma online che permette ai lavoratori di svolgere micro-mansioni eseguibili in pochi minuti e con una retribuzione esigua, quali: classificare testi, immagini o video, trascrivere file audio, brevi traduzioni, compilare sondaggi e questionari e scrivere qualche frase o commento. Il compenso è pari a 1,82$ all’ora, ma è possibile anche che non ci sia nessun compenso qualora il committente non ritiene svolta adeguatamente la mansione. Il lavoratore, inoltre, non ha diritto a nessuna tutela e a nessuna regolamentazione lavorativa.
È nato nel 2005 e ad oggi stima una media di 500.000 lavoratori. Il nome deriva dal "Turco Meccanico", ovvero un automa molto celebre nel Settecento per la sua abilità di giocare a scacchi. Per l’automa, in realtà, era decisiva la presenza umana in quanto presentava una base lignea provvista di un doppio fondo, all’interno della quale poteva stazionare una persona di piccola statura, che riusciva a comandare la scacchiera attraverso un efficiente sistema di calamite.
I paesi in cui si è affermato maggiormente sono gli Stati Uniti, con un bacino di forza lavoro del 50,3% e l'India con una percentuale del 36,7%.
Gli attori principali sono i requester, i programmatori informatici che coordinano l’uso di intelligenze umane per eseguire compiti che il computer non è in grado di compiere e i worker/providers o turker, i lavoratori che scelgono quale mansione intellettiva umana (in inglese HIT: Human Intelligence Tasks) vogliono fare.
I committenti e i lavoratori si incontrano virtualmente sulla piattaforma online.
Infatti i lavoratori di Amazon Mechanical Turk non sono identificabili sulla piattaforma in quanto hanno un codice alfanumerico che sarà visualizzato dagli altri utenti della piattaforma.
I committenti, invece, possono scegliere sotto quale nome essere identificati e quindi se rivelare o meno la propria identità.
Queste tipologie di lavoro mettono in luce la questione dell' invisibilizzazione dei lavoratori: sia la mansione lavorativa che il lavoratore, che sta dietro ad essa, sono invisibili agli occhi dei consumatori in quanto i prodotti del lavoro sono beni acquistati a distanza rispetto al luogo di lavoro. Perché molto spesso questi lavoratori non sono considerati tali a tutti gli effetti?  Le loro mansioni possono davvero essere valutate semplicemente come svago o puro divertimento?
Come afferma l'autrice Judy Wacjman, il lavoro è considerato un atto temporale poiché si basa sullo scambio di retribuzione per la capacità di lavorare in un periodo di tempo specifico, ciò significa che bisogna assolutamente riconoscere queste attività come lavoro a tutti gli effetti, premiare gli sforzi lavorativi, l'impegno e le capacità potenziali di ogni singolo lavoratore.

Fonti:
- Elinor Wahal, Invisibilità e invisibilizzazione dei crowdworker, Nuvole, 15 marzo 2017, http://www.nuvole.it/wp/3-invisibilita-e-invisibilizzazione-dei-crowdworker/
- Judy Wajcman, Pressed for Time, The Acceleration of Life in Digital Capitalism, the University of Chicago Press, 2015

Nessun commento:

Posta un commento