martedì 6 giugno 2017

La privacy al tempo dei social media


Social media è un'espressione generica che indica tecnologie e pratiche on line che le persone adottano per condividere contenuti testuali, immagini, video e audio. In questo spazio gli individui, quasi sempre involontariamente, sacrificano la propria riservatezzi; Ragazzi che espongono i loro segreti più intimi e le proprio fotografie per gioco o per amore, genitori inesperti della rete, professionisti che mettono a rischio i loro contatti di lavoro, molestatori e cyberbulli che pensando di essere protetti dall'anonimato colpiscono le persone più deboli. L’evoluzione della rete, con lo sviluppo dei social network, ha trasformato l’uso di internet da parte dei cittadini e ha posto problemi nell’ambito della tutela della privacy, tali problematiche hanno spinto la Commissione Europea ad aggiornare le regole sulla protezione dei dati personali come quelle relative al consenso informato.
La privacy nei social media è il diritto tutelato e garantito in capo all’utente che utilizzi tali applicazioni internet di controllare che le informazioni che lo riguardano vengano trattate nel rispetto delle norme che le regolano ed, in particolare, nel rispetto dell’autodeterminazione del singolo alla loro diffusione e, contestualmente, nel controllo delle notizie che lo riguardano. Chi utilizza i dati personali di un soggetto è tenuto a rilasciare una informativa per illustrare le finalità e le modalità del trattamento dei dati, mentre il soggetto che conferisce i dati può verificare la correttezza del trattamento ed, in alcuni casi, revocare il proprio consenso al trattamento. Nell’applicazione di queste regole al mondo virtuale si incontrano non pochi problemi, in quanto la rete internet per le sue particolari caratteristiche pone serie difficoltà nell’attuazione di forme di controllo. I giudici hanno stabilito che chiunque ha diritto alla cancellazione delle informazioni che lo riguardano a tutela della propria immagine sociale. Il diritto all’oblio è il diritto dell’utente ad essere dimenticato in relazione a dati pregiudizievoli, non pertinenti, non necessari o non collegati con fatti di cronaca, vale a dire il diritto a poter cancellare completamente i propri dati personali, spesso dallo stesso inseriti, nei motori di ricerca e nei social network. L’esempio più eclatante e più rappresentativo nella categoria dei Social Network è Facebook. Nel 2016, a visitare il social network più popoloso del pianeta erano mediamente  23 milioni al giorno ( 20 milioni nel 2015). In questo caso la penetrazione si avvicina al 100% se consideriamo i dati Audiweb. Ma la velocità più impressionante riguarda l’utilizzo in mobilità. Sono 25 milioni coloro che, almeno una volta al mese, lo usano da un tablet o uno smartphone, mentre 21 milioni accedono quotidianamente. In entrambi i casi si tratta di un balzo di ben 4 milioni anno su anno.

Interessante guardare  come cambia la composizione demografica da gennaio 2014 al 2016. Secondo i dati forniti da Facebook Advertising, i giovani (fino a 18 anni) raggiungibili con gli investimenti pubblicitari sarebbero calati di 100.000 unità (-5%). A calare anche le coorti 19-24 e 30-35 del 2%.
In crescita, invece, le altre, i 25-29enni (+3%), i 46-55enni (+6%) e soprattutto gli ultra 55enni (+10,5%). La popolazione più numerosa è ormai da tempo quella dei 35-45enni con 6.300.000 unità.

Nella figura in basso sono rappresentate le statistiche relative al 2016 fornite dall’Osservatorio Social Media in Italia.






Il  successo  di Facebook è dovuto dalla semplicità di utilizzo che, unitamente alla gratuità del servizio, sono stati in grado di coinvolgere un numero impressionante di persone. L’utilizzo di questo strumento di comunicazione presenta, tuttavia molti rischi per la riservatezza dell’utente, Il rischio maggiore, sottolineato alla conferenza di Strasburgo, è quello di perdere il controllo dell’utilizzo dei propri dati una volta pubblicati in rete ed il conseguente pericolo della riproduzione dei dati da parte di altri membri della rete o di terzi non autorizzati, esterni alla comunità. Abbiamo fatto la Rete, ora dobbiamo fare gli internauti. Bisogna avviare, anche e soprattutto nelle scuole, una grande campagna di informazione sulla Rete, sulle sue possibilità e soprattutto sui suoi limiti. Mettendo il focus sui principi etici sottostanti e sul dato, distrattamente ignorato da molti, che la legge si applica anche nel web. Dunque il problema vero non è tanto quello di rivisitare i nostri codici penali ma di capire come, a livello transnazionale, sia possibile garantire un enforcement reale delle leggi contro chi trae illecitamente vantaggio da questo contesto. Soltanto una cooperazione internazionale potrebbe dare risposte efficienti a questa tematica ma sappiamo tutti quanto sia difficile renderla operativa. Per ora, la miglior difesa per la tutela della privacy consiste, nell’utilizzare il buon senso unitamente a piccoli accorgimenti.



Sitografia:

Fonte: Diritti e risposte,Wolters Kluwer Italia e RCS MediaGroup, Corriere della sera.it, http://www.dirittierisposte.it/Schede/Tutela-della-privacy/Diritti/la_privacy_nei_social_media_id1129494_art.aspx

Fonte: Riccardo Rossotto, "La privacy al tempo di internet e dei social network", Diritto24, 2013.   http://www.diritto24.ilsole24ore.com/avvocatoAffari/mercatiImpresa/2013/06/la-privacy-al-tempo-di-internet-e-social-network.php?uuid=AB2cojC

Fonte:  Vincenzo Cosenza, Vincos Blog, "Facebook in Italia", 2016.  https://vincos.it/2016/06/07/facebook-in-italia-28-milioni-al-mese-e-25-da-mobile/










 




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