martedì 13 maggio 2014

Crowdfunding. Il sogno diventa realtà.

Il Crowdfounding è una nuova forma di finanziamento di progetti ed idee che nasce dalla grande potenzialità della rete di interconnettere gli individui.
Alla base c’è il concetto di comunità, è la comunità infatti che viene incontro all'individuo sostenendolo nella propria impresa o aiutandolo a realizzare il proprio sogno. Cosa è in maniera sintetica il Crowdfunding? Un individuo o un gruppo di individui, crede in un progetto e chiede alla comunità di condividerne la visione e di finanziarlo in parte o in maniera totale.
 

 La nascita dei primi esempi di Crowdfunding - oggi sistema di finanziamento globale - che afferisce a tutta le attività umane dalla politica all'arte, dal cinema al lifestyle sino alla pura solidarietà, sono legati a due fattori macro economici della società statunitense. La possibilità che il sistema tributario americano dà di scaricare al 100% le somme spese per attività filantropiche legate al sociale ed alla cultura, ed il modello di business legato alla produzione cinematografica che vede il contrasto tra majors e cinema indipendente. Nel 2007 alcuni cineasti chiedono alla comunità di divenire simbolicamente coproduttori di progetti audiovisivi, offrendo un piccolo contributo in denaro (pledge) o in professionalità.
Il processo si inquadra nella meta-struttura economica definita come economia collaborativa, teorizzata da Don Tapscott ed Antony D. Williams nel testo Wikinomics. How Mass Collaboration Changes Everything (Wikinomics. La collaborazione di massa che sta cambiando il mondo). Il messaggio di fondo è che le forme di gerarchia economica chiusa e caratterizzata da fattori che riguardano la multinazionalità, che generano valore, sono oramai superate da una struttura aperta e che viene dal basso che va verso una direzione orizzontale in cui 4 principi sono fondamentali : apertura, peering, condivisione e azione di portata globale. Secondo gli autori l’utilizzo di grosse collaborazioni per iniziative aziendali, lo si può considerare come un altro passo della tendenza delle aziende verso outsourcing: esternalizzare verso entità produttive altre funzioni che in precedenza venivano svolte all’interno dell’azienda. La novità è nel fatto che le persone che intendono collaborare (virtualmente) nello generare valore, non sono gruppi o comunità già costituite o che condividono un ethos comune, o comunque non è una caratteristica fondamentale, ma la novità è che la collaborazione proviene da agenti individuali liberi e che si riuniscono per cooperare con lo scopo di migliorare una data azione o per risolvere un problema. Queste attività provenienti dall'esterno possono essere incentivate da compensi, simbolici o non.

L’approccio dei due autori del saggio citato, rappresenta una chiara base teorica che spiega come il crowdfounding si sviluppa. Bisogna sottolineare che il crowdfunding nasce all'interno dei processi produttivi legati al mondo degli audiovisivi. Il sistema ormai storicizzato del peech, dove i documentaristi e/o registi presentano la sinopsi di un progetto ai produttori delle reti televisive, è ancora una delle dinamiche di produzione per giovani registi più consuete.
Gli individui coinvolti utilizzano il proprio denaro in comune per sostenere la realizzazione di progetti di vario tipo. Il crowdfunding può riguardare iniziative disparatissime: dall’aiuto collettivo in occasioni di tragedie umanitarie al sostegno all’arte, i beni culturali , etc. Spesso il crowdfunding è utilizzato per incoraggiare l’innovazione ed il cambiamento sociale, abbattendo così le tradizionali barriere di investimento finanziario. Come sottolineato da Ilya Pozin, in "Crowdfunding: Saving the U.S. Economy”, negli ultimi anni, sempre più spesso è stato invocato come una sorta di panacea per tutti i mali e un'ancora di salvezza per le economie colpite dalla crisi finanziaria. Il successo dei primi progetti di finanziamento collettivo di cortometraggi e piccole opere cinematografiche, pone al centro dell’attenzione questa nuova dinamica di produzione e finanziamento. Il parallelo svilupparsi delle tecnologie legate al web, il cosiddetto Internet 2.0, fa il resto, ed il Crowdfunding da dinamica di nicchia, diviene velocemente una delle forme di finanziamento di progetti più diffuse. Elizabeth Gerber studiosa di economia e politica, docente all’università del Michigan, in un saggio analitico sulle motivazioni del successo del Crowdfunding indica nello sviluppo tecnologico - che consente finalmente transazioni rapide e sicure e una multimedialità in rete performante - i motivi fondamentali dell’incremento e della diffusione di questa procedura di finanziamento. Oggi il Crowdfunding è una realtà estremamente diffusa che ha incuriosito anche le grandi aziende, specie in paesi come gli Stati Uniti ed in Gran Bretagna, che hanno una similare cultura economica e tributaria. Sebbene il Crowdfunding sia praticabile per qualsiasi attività umana finanziabile, per le sue caratteristiche e per la natura scolarizzata e tecnologicamente avanzata del target di riferimento, funziona particolarmente bene per i progetti legati alle arti in genere. Oggi nei soli Stati Uniti esistono più di 50 piattaforme di Crowdfunding, che stanno vivendo un fortunato momento di crescita esponenziale, la più nota è Kickstarter.com, nata nel 2009 e che in questo momento riceve in donazioni circa 7 milioni di Dollari al mese. Analizziamo in maniera pratica come funziona il Crowdfunding. Un individuo, un gruppo o un azienda (da questo momento definito attore), presenta in maniera multimediale - e si spera efficace - un progetto o un idea innovativa, che necessita per la sua realizzazione di un finanziamento. In questa fase il problema fondamentale dell’attore è quello di fare in modo che il suo progetto sia non solo interessante, ma presentato in una maniera che attiri l’attenzione degli eventuali donatori e vinca la concorrenza degli altri progetti similari già presenti sulla piattaforma. Questo aspetto non è per nulla residuale perché negli ultimi anni ha influito enormemente sulla natura del crowdfunding. Alla sua nascita questa forma di finanziamento era assimilabile ai semplici processi di beneficenza e solidarietà, oggi in considerazione della moltitudine di progetti finanziabili in rete, l’attore è costretto a creare appeal, e spesso lo fa cedendo la proprietà di quote del progetto o di oggetti dal chiaro valore iconico ed economico. Atro aspetto importante è il cosiddetto target, vale a dire che l’attore indica esattamente la cifra di cui ha bisogno e la piattaforma il tempo massimo di presenza del progetto da finanziare sul sito, indicando una deadline, una data limite di tempo nel quale la cifra può essere raccolta. Questi due aspetti sono comuni a tutte le piattaforme di crowdfunding, ma esse sono molto diversificate tra loro. La prima differenza è sulle modalità di business. Elisabeth Gerber indica tre grandi tendenze: il cosidetto modello ”All-or-Nothing funding” ,quello “All & More fundraising” ed infine il sistema “keep what you raise”. kickstarter.com utilizza il “tutto o niente”, vale a dire che se le donazioni non raggiungono minimo la cifra richiesta dall'attore, il denaro raccolto viene restituito ai donatori, ed il progetto considerato non finanziabile. Il sistema “tutto e di più” consente all'attore qualora il target venga oltrepassato di prendere la cifra in eccesso pagando una commissione minima del 4% al sito, RocketHub.com ne è un esempio. Il sistema “prendi quello che ottieni” consente all'attore, qualora il target non fosse raggiunto di mantenere comunque la donazione ottenuta con l’impegno morale di realizzare il progetto in ogni caso, Indiegogo.com è la piattaforma più nota che utilizza questo modello. La seconda macro differenza tra le piattaforme è relativa al concetto di specificità. Alcune piattaforme infatti, sono monotematiche e riguardano progetti relativi ad un unico specifico. Questo dal punto di vista sociologico rende queste piattaforme uno strumento a servizio di un gruppo ben delineato di utenti, una vera e propria tribù. Naturalmente esistono anche le piattaforme generaliste, che presentano progetti ad un pubblico eterogeneo e che per loro natura sono ideali per idee di grande respiro ed interesse trasversale. Queste piattaforme pertanto, rappresentano l’humus ideale per progetti che necessitano di cifre importanti e dunque di molti donatori, kickstarter.com appunto è tra questa la più nota.
 Su Kikstarter si è concluso con successo il 31 dicembre scorso il primo caso di crowdfunding di successo a Napoli la campagna di "Made in Cloister", per la riqualificazione del chiostro cinquecentesco del complesso conventuale di Santa Caterina a Formiello adiacente all'antichissima Porta Capuana.
Il progetto è dei più nobili: salvare il chiostro dal degrado e dall'abbandono. Sebbene la chiesta sia iscritta dal 1995 nei beni tutelati dall’Unesco il suo chiostro, con affreschi seicenteschi, è stato in totale abbandono da decenni ed è stato addirittura usato come deposito di una vicina falegnameria. Davide De Blasio e sua moglie Rosa Alba Impronta hanno così deciso di intervenire su questo. Imprenditore e proprietario della storica azienda “Tramontano” il primo, avvocato e tra i dirigenti di una nota compagnia di brokeraggio assicurativo la seconda, entrambi napoletani, hanno rilevato l’antica area salvandola dal disastro. Il loro progetto è stato ben preciso: rendere il chiostro sede della “Tramontano Arte” e riconsegnarlo alla città. La campagna si è proposta lo scopo di ridar vita a uno dei più alti esempi di architettura rinascimentale di Napoli ed è stata ideata da un gruppo di imprenditori che volevano così coprire le spese relative alla prima parte dei lavori, che comprende la ricostruzione del tetto ed il restauro di parte degli affreschi. Il luogo avrà una sua destinazione precisa, con un piano di recupero totale, “Made in cloister“, curato dall'architetto Antonio Martiniello. Accoglierà opere di artigianato partenopeo, nonché designers internazionali, che con progetti e laboratorio potranno qui dialogare, sperimentare e produrre in completa armonia con la comunità locale. L’idea ha avuto l’appoggio di grandi artisti da tutto il mondo, a cominciare appunto dal suo amico Lou Reed e dalla moglie Laurie ma anche Patti Smith, Mimmo Paladino e molti altri. Occorrono 75 mila sterline per finanziare il restauro. Ogni contributo (si parte da una donazione simbolica di 1 euro) è importante per raggiungere il nobile obiettivo di restituire al chiostro dignità e recuperare un patrimonio italiano. Se non si raggiunge infatti la cifra stabilita, non saranno stornati nemmeno i fondi raccolti in itinere, secondo la policy del sito: si può quindi contribuire liberamente senza timore che i soldi vadano persi qualora il target non fosse raggiunto. In una lettera, Davide De Blasio lancia un appello soprattutto agli imprenditori e ai dirigenti italiani, considerandoli i grandi assenti della campagna di crowdfunfing per il sostegno del chiostro, che invece riceve continuo supporto dall'estero. Ciò in effetti è stato uno dei problemi apparso da subito: sul sito è visibile l’identità del donatore ed in un primo momento le donazioni provenivano quasi esclusivamente da individui non italiani. Con il sostegno dei numerosi video di supporto all'iniziativa - quello più famoso è stato registrato dallo stesso Lou Reed - le donazioni da parte italiani sono cresciute enormemente fino a rappresentare il 70% delle donazioni totali.
La vera ambizione di questo progetto sta nell'aver voluto “sfidare” il tradizionale disinteresse dei napoletani verso la propria città e il nostro storico attendere qualcun’altro che faccia per noi. Per chi però ha deciso di “restare”, e quindi di partecipare al futuro di questa città è invece importante capire la consistenza e le reali intenzioni della comunità che conta e che ci circonda.
La raccolta di finanziamenti per il progetto "Made in cloister" ha portato circa 90 mila euro provenienti da oltre 300 donatori sensibili alla tutela del nostro patrimonio artistico. Quello che ha interessato il pubblico internazionale non è stato il semplice restauro, ma il progetto nella sua globalità, che prevede la rinascita del complesso monumentale con una suggestiva nuova destinazione d’uso: un centro dove arte ed artigianato, tecnologia e creatività si incontrano unendo tradizione ed innovazione. Difatti all'interno del chiostro grazie alla professione e all'arte di maestri artigiani è stato possibile dare in dono ai contribuenti anche opere restaurate presenti all'interno del complesso monumentale oppure gadget (di diversa natura e valore) che sono stati invece previsti e diversificati in relazione alla donazione effettuata.
Alcuni esempi sono: 1 sterlina per una cartolina virtuale made in cloister, 15 sterline per un certificato digitale firmato dall'architetto Mimmo Paladino, 35 sterline donate per un braccialetto fatto a mano firmato Tramontano, 50 sterline un cornetto portafortuna fino ad arrivare a sedie antiche restaurate dagli stessi artigiani del progetto per una donazione di 4 mila sterline, o per mille e in più un’opera di Maria Thereza Alvez.
La presentazione audiovisiva del progetto ha assunto oltretutto un valore suggestivo: si tratta dell’ultima testimonianza dell’indimenticabile leader dei Velvet Underground, e protagonista della Factory di Andy Wharol, a pochi giorni dalla sua recente e prematura scomparsa.
Il progetto si è concluso in maniera eccellente e il chiostro ha ritrovato una funzione e collocazione nobile all'interno della società: è infatti sede della fondazione Tramontano Arte che, nella pratica, è riuscita a creare nuovo lavoro per artisti dell'artigianato di pregiatissima importanza, ed a configurarsi come simbolo di volontà e collaborazione che viene dal basso.
Una riflessione sembra però dovuta: gli autori promotori del progetto ovvero gli stessi richiedenti il finanziamento sono personaggi che hanno una collocazione sul territorio napoletano molto forte, difatti Tramontano è un nota azienda che si occupa di moda, commercialmente affermata sul territorio Italiano. La domanda posta a riguardo è: possibile che dietro questo progetto, preso come esempio tra tanti, ben pubblicizzato e ben riuscito, ci sia solo il “buon senso” relativo all'obiettivo di solidarietà che la “rete” richiede per il crowdfunding? O forse, ci troviamo di fronte ad un tentativo di marketing non esplicitamente direttamente da parte dell’azienda Tramontano?

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