lunedì 16 maggio 2011

In media veritas

Nanni Moretti, nel 1998, in una scena del film "Aprile" ironizzava sui giornali italiani: erano tutti uguali. A distanza di oltre un decennio la situazione della stampa quotidiana non appare molto cambiata, anzi.




Per la fortuna di chi considera un giornale come "la preghiera dell'uomo moderno", internet è stato artefice di un piccolo miracolo nel campo dell'informazione, premiando (e punendo allo stesso tempo) gli editori alla ricerca forzata di nuovi modelli di business, dando spazio alle nuove forme di giornalismo così dette partecipative.

I blog hanno conquistato sempre più autorevolezza nel campo dell'informazione e non è un caso che Beppe Grillo, Claudio Messora e Piero Ricca abbiano un'interessante fetta di lettori nonostante siano spesso tenuti in penombra dai sistemi mainstream.

Tra i prodotti editoriali più interessanti spicca  Il Fatto Quotidiano, giornale online e cartaceo che in fase di start up era nato con il sito internet L'Antefatto, per poi entrare a pieno regime nel settembre del 2009. Il giornale, nonostante non riceva alcun finanziamento pubblico, riesce ad essere immune dall'emorragia finanziaria che sta coinvolgento i grandi nomi dell'editoria, chiudendo l'anno 2010 con i blianci in attivo.


Degni nota  anche Lettera43, Giornalettismo, e sopratutto Il Post che si ispira allo statunitense Huffington Post, fondato dalla giornalista Arianna Huffington.

Senza disdegnare progetti di citizen journalism come AgoraVox, GlobalVoices e YouReporter, una voce di approfondimento nuova la offrono le neonate  Linkiesta e Cado In Piedi, quest'ultima  frutto della casa editrice Chiarelettere e curata dalla Casaleggio Associati di Milano.

Se la storica formula "Follow the money" - usata dai giornalisti del Washington Post in occasione dello scandalo del Watergate - è una regola aurea per un'inchiesta giornalistica, lo è altrettanto per capire quanto una testata possa essere credibile. Oltre a controllare un eventuale finanziamento pubblico che rende il giornale una mera cassa di risonanza della politica, ad onor del vero, è sempre opportuno fare uno screening della società editrice e della relativa concessionaria pubblicitaria, visto che l'advertising può condizionare notevolmente la linea editoriale, come denuncia Giuseppe Altamore nel libro "I padroni delle notizie".

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