sabato 21 maggio 2011

Sherry Turkle: "Alone Together"


In un articolo del New York Times si parla di come le nuove tecnologie abbiano un ruolo fondamentale nello scandire i ritmi della vita quotidiana, facendo riferimento al testo "Alone Together", di una grande esperta di tecnologie, Sherry Turkle, che si è occupata della creazione delle interazioni in Rete e dei suoi effetti sulla psiche umana.

Riporto brevemente il contenuto dell' articolo:

Teenager che inviano e ricevono sei - otto mila messaggi al mese e che trascorrono ore al giorno su Facebook. Persone in lutto che inviano messaggi durante una cerimonia funebre perché non riescono a resistere un'ora senza usare i loro BlackBerries. Bambini che vedono una tartaruga autentica delle Galapagos all'American Museum of Natural History e non capiscono perché il museo non abbia utilizzato una tartaruga - robot. Studenti delle scuole superiori che si meravigliano di quanto i loro profili Facebook dovrebbero rivolgersi agli argomenti ritenuti interessanti dai loro amici.
Come fa notare Sherry Turkle nel suo nuovo libro "Alone Together", la tecnologia sta cambiando il modo in cui le persone si relazionano tra loro e costruiscono le loro vite interiori. In questo testo Sherry Turkle non considera gli usi politici della Rete, come il caso delle insurrezioni in Egitto o in altri Paesi del Medio Oriente, ma si concentra sugli effetti psicologici "collaterali" che le nuove tecnologie potrebbero avere su di noi.


Nei sui libri precedenti, Turkle considera le molteplici opportunità di esplorare la propria identità che i computer e la Rete offrono. Prevale una visione negativa delle nuove tecnologie: la studiosa sostiene che l'e-mail, i post di Facebook, gli scambi tramite Skype, i giochi di ruolo, le bacheche in Rete e l'utilizzo dei robot in generale, hanno reso la convenienza e il controllo come prioritari, diminuendo nel contempo le aspettative che abbiamo negli esseri umani.

La tesi sostenuta da Sherry Turkle nel suo nuovo libro è che sempre più persone stanno proiettando qualità umane sui robot (per esempio i giocattoli digitali come il Furby e compagni computerizzati come il Paro, progettato per offrire intrattenimento e confort agli anziani); ci si aspetta ancor meno dagli incontri umani mediati dalla Rete.

Invece di amici veri, stringiamo amicizia con sconosciuti su Facebook. Invece di parlare al cellulare, scriviamo post. "La tecnologia", scrive Turkle, "rende questo facile nel comunicare, quando vogliamo, ed inoltre ci disimpegna a volontà". Nel suo libro Sherry Turkle riporta le interviste di circa cento ragazzi e adulti sulla tecnologia.

Molti degli adolescenti citati nel testo mostrano una decisa avversione per l'uso del cellulare. Uno studente del secondo anno di scuola superiore dice che "telefonare significa avere una conversazione e le conversazioni sono quasi sempre indiscrete (invadenti), s'impiega troppo tempo, ed è impossibile dire "addio". Un altro studente ha detto che: "Quando si parla al cellulare, non devi davvero pensare a cosa stai dicendo, come quando scrivi un testo. Al cellulare, inoltre, potresti dire troppo".

I testi (post), in altre parole, offrono più controllo - e l'abilità di tenere i sentimenti a distanza. "Molti giovani preferiscono parlare di sentimenti nel rifugio sicuro della Rete", Turkle scrive: "Essa dà loro un'alternativa per elaborare le emozioni in tempo reale".

"Mentre gli insegnati devono vedersela con gli studenti distratti, che potrebbero scrivere messaggi o navigare in Internet in classe", dice Turkle," i giovani devono lottare con genitori distratti - che con i loro BlackBarries e cellulari potrebbero essere fisicamente presenti, ma mentalmente altrove". Notando che lo psicologo Erik Erikson considera il gioco d'identità come parte del lavoro dell'adolescenza, Turkle afferma che la Rete non solo fornisce agli adolescenti molte opportunità per esplorare chi sono e le loro aspirazioni, ma genera anche ansia, aumentando la pressione dei pari e incoraggiando molti a costruire, modificare ed eseguire un Sé, nel tentativo di vincere gli amici e l'influenza da loro esercitata.

Di un soggetto intervistato che la studiosa chiama Brad, scrive: "Brad ha detto, scherzando solo in parte, che è preoccupato di confondere ciò che scrive nella sua vita on line e ciò che realmente è nella vita tradizionale". Non avere ancora un'identità definita, lo rende ansioso nel "postare" cose su se stesso che non sa se sono vere. Questo ha un peso su di lui, in quanto le cose che dice on line hanno un'influenza su come le persone lo trattano nella vita quotidiana. Le persone si riferiscono a lui in base alle cose che ha detto su Facebook. Brad lotta per essere se stesso anche su Facebook ma è difficile. Dice che quando cerca di essere onesto su Facebook, non può resistere alla tentazione di utilizzare il sito per fare l'impressione giusta.

Turkle vede in questo come la vita on line tenda a promuovere relazioni superficiali, quasi prive di emozioni, e come le persone siano "attirate da connessioni che sembrano a basso rischio e a portata di mano". Questa tendenza a trattare gli altri come oggetti, che possono essere rapidamente eliminati, dice che s'incarna nella più estrema forma del "social Web site Chatroulette", che connette in modo casuale gli utenti in tutto il mondo.

"Tu vedi ognuno live in video. Puoi parlare o scrivere commenti. Le persone per la maggior parte colpiscono il "prossimo" dopo circa due secondi, per portare un'altra persona sui loro schermi".

Ci sono altre conseguenze del networking. Quando siamo sempre legati ai nostri uffici, alle nostre famiglie, ai nostri amici, - anche durante le escursioni nei boschi o camminiamo in riva all'Oceano - allora la solitudine diventa sempre più inafferrabile e creativa, contemplativa, esattamente considerata come pensiero che cede sempre più a reazioni immediate e, qualche volta, mal considerate.

Turkle riporta esempi che sono spunti di riflessione: la studiosa si sente infastidita quando vede in un bar locale le persone concentrate sul loro computer e smarthphone mentre bevono il loro caffè. “Queste persone non sono miei amici”, scrive, “eppure in qualche modo mi manca la loro presenza”. Tale "lamentela" della studiosa è legata a una questione centrale di questo libro – l’idea che la tecnologia, da un alto, offre l’illusione di una compagnia, senza esigenze di comunicazione e senza rischi emotivi, mentre, dall’altro, fa sentire le persone più sole.

Da questo articolo si evince come la studiosa Turkle non abbia soltanto una posizione favorevole alle nuove tecnologie. Anzi, invita le nuove generazioni a prestare attenzione a come utilizzeranno la Rete nei rapporti personali. Tuttavia, Turkle sostiene che, Internet non dovrebbe essere considerata un mondo a parte, ma piuttosto come un'altra dimensione che permetterà di arricchire il mondo fisico, facendo un uso consapevole e corretto delle nuove tecnologie.
Le tecnologie offrono varie opportunità, resta a noi la volontà di esserne responsabili e di saperle sfruttare per il bene comune.

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