Gli usi che si fanno di Twitter, specie tra i giovanissimi, sono i più svariati: a partire da chi ritiene sufficiente seguire (follow) i propri idoli e sperare di entrare in contatto con altri fan, a chi prende parte a concorsi o semplicemente arricchire la propria rete di conoscenze. Le due opzioni che Twitter offre sono: rendere i tweets (ovvero gli aggiornamenti di stato) visibili a tutti, oppure scegliere che essi vengano letti, e quindi commentati, da una rete scelta di contatti.
Sorprederà sapere che, contrariamente alle aspettative degli adulti sempre più preoccupati della gestione dell'immagine pubblica dei teens, i più giovani preferiscono condividere le proprie informazioni con un ristretto numero di persone. Il motivo può essere rintracciato nella volontà di "isolamento" in un ambiente digitale più ristretto rispetto a Facebook.
Anche la codifica dei tweets appare difficile: ricchi di riferimenti, anche se accessibili, essi possono non essere interpretati dagli outsider, quasi a voler rimarcare una volontà di creare piccoli gruppi e subculture.
In alcuni casi si parla di "social steganography", una tecnica di tutela della privacy molto in uso presso i giovanissimi che consiste nel pubblicare contenuti il cui significato può essere interpretato in modi diversi e le cui intenzioni comunicative vengono effettivamente colte soltanto da chi è a conoscenza di dettagli e informazioni personali di chi pubblica il contenuto.
In questo modo il confine tra pubblico/privato diventa più labile. Il fatto che oggi la privacy delle nuove generazioni sia messa più a rischio del passato non implica un'assenza di sensibilizzazione sull'argomento ma soprattutto un disinteresse, attraverso l'esperienza, nel gestire la propria privacy in pubblico.
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